Nei giorni passati, prima che il Consiglio dei ministri emanasse il decreto relativo all’obbligo vaccinale per i sanitari, ho assistito a numerosi dibattiti su questo tema. Ne ricordo uno in particolare, animato da filosofi, giuristi, giornalisti scientifici, che ha messo in campo una varietà davvero impressionante di riflessioni su questo tema.
I partecipanti non si limitavano cioè a dire banalmente sono a favore, sono contro, ma cercavano di andare diciamo ‘più in là’ sul tema del diritto alla salute, individuale e collettivo, fino a riflettere su cosa significa libertà e democrazia, cosa implica sentirsi ‘liberali’ o ‘statalisti’, e così via, in situazioni del genere.
Fra tutte le posizioni, giuridiche e filosofiche, messe in campo a partire da questi presupposti, quella che è stata giudicata (almeno da chi conduceva) la più giusta e ragionevole, è stata la seguente: non cercare di aggirare il problema della obbligatorietà proponendo lo spostamento del personale ad altre mansioni, procedendo a ferie obbligatorie, o in casi estremi al licenziamento; ma scegliere la via di una vasta campagna informativa e di una conseguente azione persuasiva verso quei sanitari che rifiutano di vaccinarsi.
Atteggiamento molto democratico, senza dubbio, anche molto umano, se si vuole, in quanto esprime tutta la propria fiducia nelle capacità appunto “umane” di comprensione e di empatia, da parte degli esseri umani, verso i propri simili.
In tutta questa discussione, però, mi ha colpito lo squilibrio fra la varietà e la ricchezza delle argomentazioni teoriche portate, da un lato, e l’assoluta assenza di “esempi”, dall’altro. E sì che i retori antichi, nei trattati di argomentazione, ritenevano che proprio la citazione di un esempio, anzi di un exemplum, costituisse la via regia per risolvere un caso intricato.
Dunque ecco l’exemplum che, a mio avviso, è mancato: ammettiamo (con tutti gli scongiuri del caso) che la giornalista ostile ad ogni forma di obbligo vaccinale, anche indiretto – che vorrebbe sostituire con una vasta campagna informativa e una conseguente azione persuasiva – sia in attesa di un trapianto di rene e quindi si trovi in situazione di immunodepressione; ovvero che sia sottoposta a una pesante terapia anticancro. Vorrebbe che a curarla fossero dei medici e degli infermieri vaccinati contro il covid, oppure delle persone umane che rifiutano il vaccino, però partecipano di una vasta campagna informativa con conseguente azione persuasiva?