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Google e giornalismo: una svolta tanto auspicata

Google annuncia l'accordo con gli editori. Si tratta del "nuovo programma di licenze che offrirà ai lettori l'accesso a contenuti su Google News e Discover a fronte di una remunerazione per gli editori

Google e giornalismo: una svolta tanto auspicata
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Daniele Magrini Modifica articolo

27 Marzo 2021 - 10.28


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Con un post sul proprio blog intitolato “Google News Showcase arriva in Italia”, Google annuncia il primo storico accordo con gli editori di testate giornalistiche on line, anche in Italia. Si tratta del “nuovo programma di licenze che offrirà ai lettori l’accesso a contenuti giornalistici approfonditi su Google News e Discover, a fronte di una remunerazione per gli editori firmatari degli accordi. Tra questi, Caltagirone Editore, Ciaopeople, Citynews, Gruppo Monrif, Il Foglio Quotidiano, RCS Media Group, Sole 24Ore e molti altri, per un totale di 13 gruppi editoriali e 76 pubblicazioni tra nazionali e locali”. 

E’ notizia non da poco, che pone fine alla battaglia delle notizie ormai anacronistica tra l’azienda leader nei motori di ricerca e le aziende editoriali. Le pubblicazioni che fanno parte di Google News Showcase sono oggi oltre 500 nel mondo, in decine di Paesi, tra cui Australia, Germania, Brasile, Canada, Francia, Giappone, Regno Unito e Argentina.

E sostanzialmente è anche la fine di quella guerra del copyright che Google mise in atto quando, nel maggio 2019, il Parlamento Europeo approvò la direttiva che equiparava la tutela del copyright on line a ciò che da anni era in vigore off line.

Nello specifico, per quanto riguarda l’informazione, quella norma sanciva che i giganti del web dovevano condividere parti dei ricavi con chi le notizie va a cercarle sul campo e le produce. In pratica agli editori di notizie si riconosceva il diritto di negoziare accordi sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie.

Correttamente Google, nell’annuncio sul proprio blog, sottolinea che “questi nuovi accordi, firmati su base individuale, tengono in considerazione i diritti previsti dall’Articolo 15 della Direttiva Europea sul Copyright in relazione agli usi specifici online delle pubblicazioni giornalistiche, e rappresentano un importante passo avanti nella nostra relazione con gli editori italiani”.
Nello stesso tempo si tratta anche di un pungolo per le aziende editoriali che, specialmente nel nostro Paese, non riescono a inventarsi un modello.business adeguato alla Rete. Scrive Google: “News Showcase permetterà agli editori di rafforzare la propria relazione con i lettori, sviluppare nuovi modelli per la monetizzazione dei contenuti e trarre beneficio dall’aumento di traffico verso il proprio sito. Nelle prossime settimane, quando il servizio verrà reso disponibile in Italia, gli editori potranno per esempio curare le proprie schede di News Showcase per offrire maggiore contesto intorno a una notizia, e indirizzare i lettori verso l’articolo completo sul proprio sito o app”.

Luca Lani, Amministratore Delegato di Citynews, ha commentato: “Siamo molto orgogliosi di aver concluso un accordo con Google per il riconoscimento dei diritti previsti nella Direttiva Europea sul Copyright. Ma siamo soprattutto felici di poter distribuire le nostre notizie nell’ambiente ShowCase. Un ambiente pensato per una fruizione che valorizza i contenuti giornalistici e la ‘curation’ gestita direttamente dalle redazioni.”

Tutto questo contribuisce anche ad un riequilibrio rispetto a quella dittatura degli algoritmi che ha consentito ai motori di ricerca di offrire informazione senza subire i costi dei processi produttivi delle notizie. In pratica, attraverso l’utilizzo degli algoritmi, i motori di ricerca creano delle vere e proprie prime pagine di notizie attinte dai siti giornalistiche attraverso le automazioni algoritmiche. L’obiezione di Google e degli altri, è che trattasi di link che rimandano ai siti dei giornali e che quindi, semmai, gli editori ricevono un beneficio da questo meccanismo. Il problema è che con questa modalità le piattaforme della Rete si sono di fatto trasformate esse stesse in editori, senza avere i costi degli editori. Ed hanno sostituito ai giornalisti, almeno in parte, algoritmi che determinano priorità di argomenti e temi di interesse.

Adesso, la remunerazione di questi processi apre a nuovi orizzonti. Del resto, Google già nel settembre 2019, aveva apportato modifiche ai propri algoritmi per tutelare il giornalismo di qualità, chi pubblica per primo una notizia. “Per aiutare – aveva scritto il vicepresidente di Google News, Richard Gingras – le persone a rimanere informate sulle notizie che contano”.

Quella modifica nella procedura algoritmica a tutela del lavoro giornalistico è l’anticamera di Google News Showcase. Avevo commentato nel mio libro “E’ l’algoritmo, bellezza!” uscito nel marzo 2020: “Se Google rende pubbliche le modalità di modifica dell’algoritmo intendendo tutelare il giornalismo e la primogenitura delle notizie perché non cogliere la palla al balzo e approfondire il dialogo con Google, senza rimanere separati in casa?”. Il dialogo, effettivamente, è stato approfondito.

I processi di automazione sia nell’offerta di news che nella loro produzione, non sono del resto arginabili: conviene agli editori, e anche ai giornalisti, stare dentro ai meccanismi e negoziare gli algoritmi tutelando l’autonomia giornalistica.

D’altronde, c’è più che altro da colmare un ritardo di cui hanno responsabilità soprattutto gli editori. Già nel 2016 i ricercatori del Pew Research Company, Ami Mitchell e Jesse Holcomb, scrivevano sul rapporto “State of the new media 2016”: “L’impatto che le aziende tecnologiche stanno avendo sul business del giornalismo va ben oltre l’aspetto finanziario, fino a investire gli elementi centrali della stessa industria dell’informazione. Nell’era pre digitale, il sistema editoriale giornalistico seguiva i servizi giornalistici dall’inizio alla fine, compresi il reporting originale, la scrittura e la produzione, l’imballaggio e la consegna, l’esperienza del pubblico e la selezione editoriale. Le aziende tecnologiche leader hanno creato nuovi percorsi di distribuzione, grazie ai motori di ricerca.  La successiva sovrapposizione del settore ha coinvolto il modello finanziario”, con impatti pesanti per le aziende editoriali tradizionali che non possono reggere il passo con la Rete se non stanno dentro la Rete con nuovo protagonismo. Google News Showacse può rendere la convivenza meno utopistica.

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