Fino alle 23,05 di ieri il servizio pubblico televisivo, la Rai, ha ritenuto di non mandare in onda un’edizione straordinaria del Tg1 sull’assedio delle orde barbare di Trump al Congresso americano, che hanno impedito la proclamazione del presidente legittimamente eletto Joe Biden. Mentre il secondo canale virava il programma di informazione in palinsesto su quanto stava accadendo a Capitol Hill, stupisce che il canale ammiraglio dell’informazione pubblica televisiva abbia preferito continuare a mandare in onda la trasmissione di Amadeus incentrata sull’oroscopo di Paolo Fox.
Questa non copertura giornalistica da parte del Tg 1 nell’unico modo dovuto – appunto un’edizione straordinaria del telegiornale – lascia del tutto sconcertati. La Rai aveva abituato a ben altra attenzione informativa, consapevole del suo ruolo di Tv pubblica di Stato. Il golpe dell’11 settembre 1973 che in Cile portò alla destituzione di Allende a all’avvento della dittatura di Pinochet fu seguito da un’edizione straordinaria. Così la rivoluzione che nel dicembre 1989 in Romania portò alla fine del regime di Ceausescu. Edizioni straordinarie ci furono anche per raccontare il fallito golpe Gorbaciov nell’agosto del 1991, con i carri armati che circolavano per le strade di Mosca.
Ogni volta che si è verificato un accadimento caratterizzato da un segno di destabilizzazione dell’ordine democratico costituito, la Rai è stata pronta a rispondere all’esigenza di informazione con delle edizioni straordinarie del Tg, come ha egregiamente raccontato anche un recente docu-film di Walter Veltroni.
Stavolta, invece, mentre i fanatici di Trump invadevano l’aula del Congresso, si è dovuto attendere le 23.02 prima che un impacciato Amadeus chiedesse conferma sull’opportunità di interrompere la trasmissione: “Ci fermiamo ora?” ha chiesto, fino a che qualcuno lo ha liberato dalle ambasce e ha potuto annunciare: “Per i gravi fatti in corso a Washington, linea al Tg1”.
Tg 1 che nell’edizione delle 20,30, mentre l’assedio era già in corso, aveva frettolosamente concesso ben poco spazio al corrispondente Claudio Pagliara che stava correttamente raccontando i fatti e sottolineando la loro gravità. Incredibile la domanda che gli ha posto il conduttore dell’edizione Francesco Giorgino: “Ma il presidente Trump ha detto qualcosa per fermare i facinorosi?” E Pagliara ha dovuto rispondere con nettezza: “Veramente è stato Trump a sollecitare questa manifestazione davanti a Capitol Hill, che è poi degenerata”. Una risposta che dimostra come abbondino le professionalità giornalistiche dentro la Rai. E allora perché quelle due ore e mezzo di vuoto assoluto di informazione sull’assalto in corso a Washington, visto che l’edizione straordinaria del Tg1 è iniziata solo alle 23,05?
Appena il Tg straordinario è cominciato, il corrispondente Antonio Di Bella con efficace sintesi ha spiegato che i facinorosi erano organizzati anche con tute mimetiche, che la polizia era stata sopraffatta e che la Guardia Nazionale non era stata inviata per evitare una carneficina. Una ricostruzione plausibile anche rispetto al particolare del messaggio di Trump, giunto solo dopo che Biden gli aveva chiesto perché se ne stesse ancora in silenzio. Peraltro, Di Bella ha saputo ben spiegare la doppiezza delle parole di Trump, che ha ribadito il “furto” delle elezioni, invitando i rivoltosi ad andare pacificamente a casa. E ha anche aggiunto che la manifestazione che preceduto di poche ore l’assalto, ha visto Trump pronunciare un discorso da vero e proprio incendiario.
Si dirà, ma informare in diretta o due ore dopo che differenza fa? Fa un’enorme differenza nella dinamica mediatica contemporanea, dove nella narrazione giornalistica più delle fatidiche cinque W (What? Who? When? Where? Why? Cioè, cosa? chi? quando? dove? perché?) conta ormai molto di più la sesta W, quella di “while” e cioè “mentre”. Il mezzo televisivo non ha nulla in meno rispetto ai social dal punto di vista tecnologico per mandare in onda una diretta giornalistica, mentre le cose accadono. E a Washington ieri accadeva qualcosa che rappresentava il più terribile sfregio alla democrazia che si potesse immaginare. Uno sfregio direttamente collegabile all’esasperazione determinata da Trump e rappresentazione evidente del livello a cui può giungere il fanatismo del populismo sovranista. Un virus che, oltre alla democrazia americana, può contagiare tutte le democrazie occidentali. Per questo gli italiani ieri avrebbero avuto diritto ad essere informati in diretta attraverso l’edizione straordinaria del più prestigioso Tg del servizio pubblico. E invece su Rai 1, mentre le regole democratiche agonizzavano, per due ore hanno continuato a imperversare le previsioni di Paolo Fox e le sciocchezze dei soliti noti.