Stupri e torture dei militari britannici in Iraq: il tribunale internazionale alza bandiera bianca

L'inchiesta sui crimini di guerra commessi tra il 2003 e il 2008 è stata sospesa anche se sono emerse le prove degli abusi

Stupri e torture dei militari britannici in Iraq: il tribunale internazionale alza bandiera bianca
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Marcello Flores Modifica articolo

11 Dicembre 2020 - 19.22


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Ricorre, il 10 dicembre, l’anniversario – il 72° – della approvazione da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani.

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Ieri, il 72° anniversario della promulgazione della Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio la procuratrice generale dell’International Criminal Court ha deciso di sospendere e chiudere l’inchiesta sui presunti crimini di guerra commessi dalla Gran Bretagna nel contesto della guerra all’Iraq tra il 2003 e il 2008.

L’ufficio del Pubblico ministero ha confermato che vi è una «prova chiara» che le forze britanniche fossero responsabili di numerosi crimini di guerra, tra cui omicidii volontari, torture, stupri e violenza sessuale nei confronti di civili.

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Il motivo della decisione di porre fine alle indagini viene giustificato col fatto che – in un rapporto di quasi 400 pagine – “non si poteva concludere che le autorità britanniche non fossero sinceramente disposte a svolgere indagini investigative e/o procedimenti giudiziari pertinenti”.

La Corte Penale Internazionale, infatti, può agire solo in mancanza dell’azione di indagine e giudiziaria del paese i cui cittadini si sono resi colpevoli di crimini di guerra, contro l’umanità o genocidio.

 In questo caso, come ha dichiarato il consulente giuridico di Human Rights Watch, “la decisione alimenterà senza dubbio la percezione di un brutto doppio standard di giustizia, con un approccio per gli stati potenti e un altro per quelli con meno influenza”, dal momento che il governo britannico ha sempre mostrato di non avere alcun interesse a indagare e sottoporre a giudizio i propri soldati per le loro azioni.

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Questo caso era l’unica indagine aperta presso l’International Criminal Court in cui a essere accusati fossero soldati o persone di un paese occidentale, visto che i circa 25 casi ancora aperti riguardano persone di stati africani o asiatici.

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