di Daniele Magrini
Alle 21,46 del 23 novembre Selvaggia Lucarelli posta su sul suo profilo Facebook il farneticante video di un ragazzo di 21 anni di Donoratico, che imputa “ai vestiti succinti e alle foto osè” messe sui social dalle ragazze, un effetto di provocazione tale da trascendere negli stupri.
In quel preciso momento il video che il ragazzetto aveva messo su Instagram, diventa virale. Perché trasmigra dalla “camera dell’eco” del ragazzo nella sua dimensione social circoscritta, dove si permette perfino di dire “se trovate uno come me vi stupro”, ad una ribalta ben più ampia e soprattutto lontana dalla protezione che uno stato di più o meno anonimato può concedere a chi dica emerite castronerie sulla Rete.
La scelta di Selvaggia Lucarelli consente, in sostanza, di mettere a nudo non solo la proterva idiozia di quel video, ma anche tutti i deleteri significati annessi e connessi che quella bravata contiene.
La Lucarelli non commenta neppure più di tanto. Si limita solo ad una frase: “E’ tutto molto preoccupante”. Poi é il video in quanto tale che trasmette tutto lo squallore del messaggio: l’immagine annoiata di un ragazzo con la barba incolta disteso sul letto, lo sguardo un po’ perso, le parole sbiascicate, il tentativo di farsi forza con l’arroganza del linguaggio che finisce però per esprimere una vera e propria istigazione allo stupro. E l’aggravante simbolica: il fatto che quel video sia stato diffuso proprio nella giornata contro la violenza sulle donne. Come se contenesse non solo un insensato distinguo ma anche una sfida alla civiltà.
Dirà poi il ragazzo, in un successivo video di scuse, che non era sua intenzione, che era un po’ ubriaco, che non voleva, non credeva, non pensava. Il fatto é che se la Lucarelli non avesse traslato il video dalla dimensione dell’insignificante profilo Instagram di un ragazzotto di provincia, al suo profilo social ben più seguito, la malefatta avrebbe avuto ben minore risonanza.
Stavolta, però, l’amplificazione che Facebook concede inopinatamente a quelle che Umberto Eco definiva “legioni di imbecilli”, innesca una reazione a catena virtuosa. Sul profilo della Lucarelli piovono in poche ore migliaia e migliaia di commenti che tacciano di ignominia la bravata filmata del ragazzino.
La sindaca di Castagneto Carducci, Sandra Scarpellini, compie un gesto importante: chiama i genitori del ragazzo, così che la famiglia possa condividere non solo l’assoluta inopportunità del video, ma anche la condanna sociale che ne è scaturita. E’ una scelta significativa perché é come se la comunità rappresentata da quella sindaca avesse aperto la porta chiusa della camera del ragazzo, dove il video era stato esposto ad uso e consumo solo della bolla virtuale dei social, trasportandolo invece nella vita reale ed esponendone così il contenuto al confronto tra genitori e ragazzo.
Ma la notorietà acquisita nella realtà social da quel filmato intriso di squallore produce un ulteriore effetto positivo: la rivolta delle coetanee del ragazzo. Che reagiscono, che raccontano storie di intimidazioni che non intendono più sopportare, che protestano. Ragazzine poco più che diciottenni svelano tutto lo squallore di uomini anziani che le molestano nei treni, che ci provano mentre fanno le cameriere. Tutto lo schifo di secoli di arroganza maschile viene a nudo in poche ore. E forse perfino il ragazzotto autore del video sulle provocazioni delle ragazzine si sarà, almeno un poco, vergognato.
I social, in sostanza, attraverso l’effetto-amplificazione, stavolta non hanno concesso una banale notorietà all’autore di una stupidaggine, non l’hanno eletto a protagonista, come accaduto invece all’improbabile eroina del video “non ce n’é coviddi”. Perché opposto é stato il meccanismo mediatico: mentre la Lucarelli semplicemente mostrando il video del ragazzetto ad una vasta platea social, ne ha sancito l’ineluttabile stupidità, la bravata della giovane donna siciliana negazionista dell’epidemia é stata invece “promossa” nell’empireo televisivo grazie all’inopportuna scelta di Barbara D’Urso di farne personaggio del suo show trash.
La speranza é che sia il ragazzetto sborone di Donoratico che la giovane “nocoviddi”, possano ben presto usufruire del più grande valore che l’effimera ribalta mediatica fortunatamente concede ai più: essere dimenticati.
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