Oltre 100 giornalisti italiani hanno firmato un appello al Ministro Tajani. La richiesta, che presenta una certa urgenza, é quella di una mobilitazione del governo, nella persona del Ministro degli Affari Esteri, affinché il prossimo 18 ottobre Fatena Mohanna e Alhassan Selmi, due fotoreporter gazawi, possano raggiungere il nostro paese e ricevere così il premio Colombe d’Oro per la Pace al Campidoglio.
Insieme ad Aya Ashour, corrispondente de Il Fatto Quotidiano, arrivata in Italia grazie ad una borsa di ricerca dell’Università per Stranieri di Siena – raggiunta con grande sforzo diplomatico – Fatena Mohanna e Alhassan Selmi sono autori di reportage andati in onda sul programma di Rai3 “Presa Diretta“.
La giuria del premio giornalistico Colombe d’oro per la Pace, fondato da Archivio Disarmo nel 1986, ha stabilito all’unanimità il riconoscimento del premio a questi tre giovani giornalisti palestinesi, che hanno avuto il merito di far conoscere in Italia la realtà dell’occupazione israeliana della Striscia di Gaza e i conseguenti massacri e distruzioni, in un conflitto unilaterale, in cui il giubbotto con la scritta Press non garantisce la salvezza, ma è divenuto più volte facile bersaglio.
Si contano 140 morti accertate, 250 se si contano i dispersi. Come si legge nell’appello, “nella tragedia della guerra di Gaza, un posto speciale è ricoperto dalle uccisioni del giornalisti. In meno di due anni di guerra il numero degli operatori dell’informazione colpiti a morte dalle armi israeliane, nella stragrande maggioranza arabi e in particolare palestinesi, ascende a decine e decine di vittime. […] si aggiunge il divieto imposto ai corrispondenti internazionali di entrare a Gaza per svolgere il lavoro, appare evidente l’obiettivo di ostacolare nell’opinione pubblica mondiale il diritto di leggere, ascoltare e vedere il resoconto di ciò che è accaduto e accade proprio nella Striscia in questi due anni”.
Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio Disarmo, si è così espresso in merito ai due fotoreporter: “La loro presenza a Roma avrebbe un significato simbolico molto importante, non c’è pace, né democrazia, senza informazione. I giornalisti palestinesi aiutano a capire cosa accade davvero a Gaza e in Cisgiordania. Non è giusto impedire loro di venire in Italia.”
Il Ministro Tajani, che è a capo del dicastero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in passato è stato lui stesso un giornalista, corrispondente di guerra in Siria e Somalia, oltre che corrispondente estero in Unione Sovietica, redattore e direttore responsabile di una testata giornalistica. “Non si può premiare il coraggio dell’informazione e poi impedire ai protagonisti di essere presenti” si legge ancora nell’appello di Archivio Disarmo, che collateralmente all’appello avevo anche attivato una raccolta fondi per rendere possibile ai due reporter il raggiungimento dell’Italia. Ad oggi la risposta del Ministro Tajani pare non sia ancora giunta.