Severa multa per Meta: ha violato le norme sui dati personali

È stata sanzionata con una multa da 1,2 miliardi dall'Autorità Garante della Privacy irlandese. È l'importo più alto finora preteso dalla multinazionale di Zuckerberg. L'azienda si difende, ma questo provvedimento può aprire nuove strade su questo fronte

Severa multa per Meta: ha violato le norme sui dati personali
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23 Maggio 2023 - 15.34


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di Elena La Verde

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Guai in vista per Meta. L’azienda di Zuckerberg ne ha combinata un’altra delle sue e questa volta rischia di pagarla cara. Letteralmente, nel senso più materiale del termine. È notizia di queste ore, rimbalzata da una testata giornalistica all’altra, che Meta è stata sanzionata con una multa record, pari a 1,2 miliardi di euro, a seguito di un’indagine sui suoi servizi da parte dell’Autorità Garante della Privacy irlandese.

Il motivo? Meta, attraverso il suo social network Facebook, ha violato le norme europee dettate dal GDPR (General Data Protection Regulation, ufficialmente regolamento (UE) n.2016/679) in materia di trattamento dei dati personali degli utenti e della loro privacy.

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Lo ha comunicato attraverso un comunicato  il Garante Europeo per la Privacy. Si tratterebbe della più alta sanzione mai applicata da un ente regolatore della protezione dei dati in Europea. Questa ha superato anche la precedente multa da 746 milioni di euro imposta ad Amazon nel 2021, sempre per lo stesso motivo: violazioni delle norme sulla privacy.

Semplificando, come gran parte dei colossi del web, Meta tende a trasferire i dati personali degli utenti dall’Unione Europea – dove gli utenti usano il servizio – agli Stati Uniti – dove l’azienda ha sede. Secondo le autorità europee, questi “viaggi” virtuali di dati fra Vecchio e Nuovo continente risultano continui, sistematici e ripetitivi. Da qui, l’ultimatum: la scelta di comminare una sanzione pecuniaria assai elevata e i restanti obblighi a cui ottemperare. Come si legge in nota, Meta deve interrompere qualsiasi trasferimento di dati al più presto e deve conformarsi al GDPR entro i prossimi sei mesi.

La risposta di Meta non è tardata ad arrivare. Nick Clegg, presidente degli Affari Globali di Meta, e Jennifer Newstead, a capo dell’ufficio legale dell’azienda, con una nota ufficiale, hanno affermato in breve che la violazione contestata non deriva dalle politiche sulla privacy dell’azienda, ma da un conflitto tra leggi europee e statunitensi in materia di privacy.

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“I responsabili politici dovrebbero risolvere in estate”, si legge. E continuano: “Migliaia di aziende e organizzazioni si affidano alla capacità di trasferire dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per operare e fornire servizi quotidiani. La nostra priorità è garantire che i nostri utenti, inserzionisti, clienti e partner possano continuare a utilizzare Facebook mantenendo i propri dati al sicuro”. Date queste ragioni, i due in rappresentanza di Meta, concludono: “intendiamo impugnare sia la sostanza della decisione che le richieste, inclusa la multa”.

In altre parole, Meta è pronta a fare ricorso, in quanto sostiene che si è sempre limitata a fare il suo e ad offrire al meglio i suoi servizi ai diversi utenti, usando le stesse metodiche e gli stessi meccanismi di altre aziende. Sotto il suo punto di vista, i problemi derivano da un quadro normativo poco chiaro, di cui non ha alcuna responsabilità in merito. Invece no, dicono le autorità europee, che sono di tutt’altro parere e sono sul piede di guerra, pronte a sanzionare i grandi colossi del web che violano le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati degli utenti.

In sintesi, si prospetta uno scontro tra titani. Nel frattempo, preparate i popcorn e sedetevi comodi. Il match deve ancora iniziare.

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