1,6 milioni di tonnellate. È questa la quantità di legno che ogni anno viene mandata a riciclo in Italia, nella fattispecie il 64,92% del totale immesso in commercio. Un numero degno del migliore dei plausi, considerando che l’obiettivo europeo è quello di raggiungere la quota del 30% nel 2030. Con largo anticipo abbiamo dunque più che raddoppiato il goal, collocandoci al secondo posto in Europa, appena dopo la Germania. La lampante dimostrazione che, quando vogliamo, siamo in grado di fare da apripista. Ma cosa viene fatto di tutto questo legno?
Il 95% viene utilizzato per la produzione di pannelli in truciolato, utile per lo all’industria del mobile, mentre una piccola parte viene riconvertito in materiali edili o in pasta di legno, necessaria alle cartiere. Tali dati evidenziano un fenomeno assai interessante e degno di nota: gli italiani non disprezzano più i mobili in truciolato, considerati fino a qualche anno fa una seconda scelta riservata a coloro che non potevano premettersi il legno o il massello.
Un cambio di paradigma, quest’ultimo, che sottolinea come in alcuni ambiti – non ancora in tutti, purtroppo – stiamo abbandonando abitudini dettate da scelte di stile in favore di soluzioni più “smart”. L’abbattimento dei costi ambientali, nella fattispecie, è enorme: l’impiego di 1,6 milioni di tonnellate di legno riciclato rispetto alla materia vergine permette un risparmio di 1,8 miliardi di tonnellate di co2. Una quantità davvero notevole: per fare un paio di esempi si tratta della stessa quantità di anidride carbonica prodotta da 923mila automobili che percorrono 15mila chilometri, la distanza che un automobilista medio compie in un anno, o circa 5150 voli di linea da Londra a New York, ovvero lo stesso numero che solca i cieli ogni sei mesi.
Ciò significa che il legno riciclato è sempre una scelta ottimale? Assolutamente no. Il legno vergine ha innegabilmente delle caratteristiche strutturali migliori, che assicurano una maggiore resistenza e durata. Inoltre, tagliare gli alberi non è sempre e necessariamente qualcosa di “brutto”. Laddove gestita in modo responsabile, l’arboricoltura da legno non rappresenta una minaccia, anzi è un’attività fondamentale. Non bisogna dimenticare, infatti, né che il legno è una risorsa rinnovabile né che senza legno vergine non ne esisterebbe neppure di riciclato.
Il punto, dunque, non è repellere l’uno a favore dell’altro, ma utilizzare intelligentemente entrambi scegliendo quello che meglio si adatta alle proprie esigenze. Per una cucina che prima o poi sappiamo di dovere o volere ristrutturare la scelta di un mobilio in legno riciclato è sicuramente l’opzione più saggia, non si può dire altrettanto per una cassettiera che volgiamo conservare e tramandare nei decenni a venire. Spesso non esistono opzioni indeterminatamente migliori o peggiori di altre, contestualizzazione e morigeratezza rimangono facoltà da esercitare in ogni nostra scelta quotidiana. Ciò vale anche per l’acquisto del nostro prossimo comò.