Flippy, il robot californiano che frigge da solo

Un robot che frigge tutto, capace da solo di governare tale macchinario. E' stato installato nella cucina di un ristorante a Los Angeles. Sono queste le nuove frontiere dell'IA nell'automazione?

Flippy, il robot californiano che frigge da solo
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3 Maggio 2024 - 20.11


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di Pancrazio Cardelli Anfuso

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Avete un ristorante e siete alla disperata ricerca di personale, ma non trovate profili adatti? Il costo di un dipendente è così alto che non ve lo potete permettere? Volete integrare la brigata di cucina con un soggetto che è mostruosamente preciso, non si stanca, non litiga con i colleghi ed è sempre pronto alla bisogna?

A Pasadena, California (USA) hanno pensato a voi!

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La Miso Robotics ha realizzato Flippy, un robot capace di governare una friggitrice e scaricare le french fries, i chicken nuggets, e ogni altro cibo da friggere, sapendolo riconoscere grazie all’intelligenza artificiale. Non si tratta di un umanoide, il che rende meno raccapricciante la cosa: c’è un braccio meccanico che governa i cestelli, regola le quantità e i tempi in base all’autoapprendimento (sarà poi vero?) e passa all’umano che confeziona il cibo o impiatta le dosi richieste. Le comande arrivano direttamente dagli ordini fatti al tavolo, o al banco, utilizzando supporti informatici.

È la fine del ristorante come lo conosciamo finora? Ci sarà ancora spazio per l’applauso allo chef? Sarà il caso d’informarsi col maitre prima di inviare complimenti e mance a un cuocitore automatico? Difficile.

Più probabile che la trovata del ristorante completamente automatizzato sia buona per attrarre clienti: Flippy lavora insieme agli umani in cucina, mica manda avanti la baracca da solo.

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Fornisce però un alibi in caso di tempi lunghi o imperfezioni del cibo: ci scusi, caro cliente, il robot friggitore oggi necessita di manutenzione, deve fare il tagliando, aspettiamo il tecnico da Pasadena.

Certo, per il personale del ristorante, già messo a dura prova dai salari bassi e dai ritmi di lavoro esagerati, c’è una nuova concorrenza da battere. L’instancabile macchinario perfetto, è in grado persino di apprendere regole che qualche commis di cucina, stanco e pressato dalle richieste della sala, può trascurare, disattendere, dimenticare.

Il robot, invece, inesorabile ripete all’infinito, fino a quando non si ferma: la tentazione del sabotaggio sarà grande, le dita dei cuochi in pericolo accarezzeranno il filo delle mannaie guardando con cupidigia gli esili cavi e il braccetto meccanico dell’automa.

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Costo si dice modico. In California il personale di cucina guadagna venti dollari l’ora, e da noi si pedala per meno della metà; Flippy viene via con qualche migliaio di dollari e potrebbe ingolosire tanti ristoratori alla caccia del personale perfetto. Non chiede niente, non si stanca, non s’innamora delle colleghe, non litiga con lo chef, non insulta il cameriere che va di fretta.  

Creatività, ovviamente, zero, ma chi ne ha bisogno quando può sfornare tonnellate di fritture senza fatica? Il prossimo passo sarà l’automazione del pagamento: un’app ci riconoscerà dal viso, inquadrandoci, e basterà farle l’occhiolino per autorizzare il pagamento. L’intelligenza artificiale sarà in grado di capire chi siamo anche se non ci siamo rasati, se abbiamo un ascesso, una paresi, un’eruzione di brufoli.

Resta da capire cosa farà il robot se non abbiamo soldi per pagare il conto. Per quello c’è da sperare nelle tre leggi della robotica di Isaac Asimov. La prima diceva che “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”.

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Speriamo che l’intelligenza artificiale non scopra che si trattava solo di fantascienza.

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