Questo fine settimana devo andare in quel nuovo locale per fare un aperitivo. Ma cosa posso mettermi? Devo comprare qualcosa di carino: vediamo cosa posso trovare su Internet. Si aprono app, si visitano gli e-commerce su Instagram e si spiano i luoghi più carini e in voga da visitare, quelli che colpiscono per la novità. Poi mi fermo a riflettere un po’. Nella società contemporanea, il consumo ha assunto un ruolo predominante nella vita quotidiana di milioni di persone. Un mercato globale sempre più vasto e accessibile permette alle persone di trovarsi immersi in un costante flusso di prodotti e servizi, spingendo il consumo ad occupare il centro del palcoscenico in diverse sfere della vita.
Il desiderio di possedere beni materiali, a volte anche superflui, sembra essere diventato un elemento imprescindibile per molte persone. L’incessante incoraggiamento all’acquisto( con la pubblicità che ormai è diventata davvero invasiva) ha portato alla creazione di società in cui il valore di un individuo viene spesso associato alla quantità e al tipo di beni che possiede. Questa cultura del possesso ha conseguenze rilevanti sull’ambiente, sulla società e sulla psicologia umana. In che modo? Molto semplice: ogni giorno sentiamo l’esigenza di fare qualcosa di diverso, visitare luoghi remoti per scattare un selfie, andare a cena fuori in un nuovo ristorante, fare un’esperienza interattiva nel museo sponsorizzato da influencer, visitare un borgo o una città in cui sono stati girati dei film, comprare capi d’abbigliamento a basso costo in grandi quantità. Questo è un circolo vizioso difficile da poter fermare.
Tuttavia, la riflessione sulla società consumistica va oltre le implicazioni economiche e sociali. Il consumo eccessivo può anche minare il senso di identità individuale, poiché le persone tendono a identificarsi con i prodotti che possiedono. Ciò può portare a una perdita di connessione con valori più profondi e ad una crescente insoddisfazione nella ricerca di felicità e realizzazione personale.
Abbiamo perso il gusto del dolce far niente: fare una passeggiata all’aperto, preparare una cenetta tranquilla in casa, star seduti in terrazza a leggere un libro, parlare con un amico faccia a faccia, a cuore aperto. Riflettere su questi temi ci invita a esaminare criticamente le nostre scelte e a cercare un equilibrio più sano tra soddisfazione materiale e benessere interiore. Non è facile bilanciare questi due aspetti, ma il primo passo potrebbe essere quello di adottare un consumo etico e sostenibile. Del tutto casualmente passo il pezzo mentre le Agenzie battono la notizia della scomparsa dell’antropologo Marc Augé, che nei suoi scritti aveva definito gli immensi supermercati delle metropoli come ” non luoghi”. Era stato un avvertimento ma, forse, è rimasto inascoltato.