di Azzurra Arlotto
Molte delle case un tempo affittate agli studenti si stanno trasformando in bed and breakfast, strutture sfruttate dai turisti per brevi periodi. La ragione più plausibile per spiegare questa tendenza in continuo aumento è che in questo modo i proprietari di case e di appartamenti riescano ad ottenere un profitto maggiore rispetto ai guadagni ottenuti dagli affitti di lunghi periodi. Senza, peraltro, avere i problemi che derivano dall’affittare le case agli studenti.
Gli studenti di molte città universitarie italiane, in particolar modo gli studenti fuorisede, si ritrovano a vivere un enorme disagio nel trovare un alloggio in cui poter vivere durante gli anni di studio. Questo problema potrebbe spingere tanti di loro a rinunciare al trasferimento nella città scelta per studiare e ripiegare su università più vicine a casa o ad università telematiche che permettono di seguire i corsi e sostenere esami online, senza quindi dover necessariamente spostarsi.
Una delle piattaforme più usate dai locatori per pubblicizzare e rendere disponibili gli appartamenti ai turisti è Airbnb che, da quando è nata nel 2008, ha contribuito a trasformare il mercato immobiliare di molte città italiane e di tutto il mondo. La maggior parte delle case nei centri storici di Venezia, Firenze, Roma, ma anche di città come Milano, Napoli e altre più piccole come Siena è stata convertita in alloggi temporanei e quindi tolta dal mercato degli affitti studenteschi. Con pochissime regole e scarsi controlli, il fenomeno ha raggiunto dimensioni enormi contribuendo al cosiddetto overtourism, cioè il sovraccarico di turisti in alcuni periodi dell’anno, e all’aumento dei prezzi per affittare una casa o una stanza.
Le conseguenze sono evidenti non soltanto sui prezzi degli affitti, ma anche sulla disponibilità di stanze e appartamenti. La notevole crescita del turismo ha modificato gli equilibri immobiliari e per certi versi sociali di città storicamente molto attrattive per la loro università, abituate ad accogliere ogni anno migliaia di nuovi iscritti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. È possibile notare il problema anche nei gruppi Facebook dove da anni si pubblicano annunci per cercare e trovare appartamenti e stanze in affitto. Negli ultimi mesi si evidenziano aumenti di prezzi e allo stesso tempo diminuzione di posti disponibili.
Un report di Immobiliare.it riporta i prezzi delle camere singole nelle principali città universitarie: le cifre sono aumentate in media dell’11% tra il 2021 e il 2022, aggirandosi oggi intorno ai 440 euro al mese. Se per una stanza singola a Torino o Venezia sono necessari 360 euro di media, a Padova, Firenze e Bologna il prezzo si aggira tra i 400 e i 450 euro. Più in alto ci sono Roma, con 465 euro per una stanza singola e 248 per un posto letto in doppia, e Milano con 620 euro per una singola e 321 per un posto in doppia. Si tratta di prezzi superiori rispetto al periodo pre-pandemico e che sono alla base di evidenti situazioni di disagio per la categoria studentesca e non solo. Una tra le città più colpite da questo fenomeno sembra essere Bologna che secondo diversi report, realizzati sia da Nomisma che da Immobiliare.it, dal 2020 ha visto il prezzo degli affitti crescere in media del 5 per cento ogni anno.
Tuttavia, l’andamento dei prezzi negli ultimi due anni è poco indicativo per via delle condizioni eccezionali dovute alla pandemia: gli effetti delle restrizioni, soprattutto le lezioni da remoto e l’impossibilità di viaggiare per turismo, hanno parzialmente nascosto i problemi tornati evidenti con l’inizio del nuovo anno accademico in presenza. Il rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, ha dichiarato di avere ricevuto tantissime e-mail da genitori disperati da quando migliaia di nuovi studenti hanno raggiunto la Città e ha lanciato un appello allo Stato per spronarlo a trovare una soluzione: “dico basta alla piaga della crescita smisurata dei bed and breakfast: è ora di una legge nazionale”.