"Con la cultura non si mangia?" Il nuovo saggio di Dario Franceschini

Il Ministro della Cultura ripercorre le tappe dei suoi quattro mandati consecutivi alla guida del ministero e programma il futuro

"Con la cultura non si mangia?" Il nuovo saggio di Dario Franceschini
Il Ministro Dario Franceschini
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14 Aprile 2022 - 18.01


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Arriva in libreria il saggio del ministro della cultura Dario Franceschini “Con la cultura non si mangia?” (2022, Ed. La Nave di Teseo, Milano, pag. 171, € 18). Il titolo volutamente riparte da una frase che avrebbe detto Giulio Tremonti, all’epoca ministro delle finanze del governo Berlusconi (che di recente è tornato a smentirla).

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Il saggio di Franceschini ripercorre le tappe del suo impegno politico ormai quasi decennale al timone di un settore complesso e che gli ha causato non pochi grattacapi, ma anche l’invidia di molti, e per primo proprio Barack Obama che quando fu accompagnato dal ministro in visita al Colosseo continuava ad esclamare quanto l’essere alla guida del patrimonio artistico sia un lavoro bellissimo, anzi “il più bello del mondo” (” There’s no better job!”).

Convinto dall’inizio del suo primo mandato, che quello della cultura sia un ministero a tutti gli effetti “economico”, Dario Franceschini riafferma argomentando con passione la convinzione che da sempre sostiene il suo impegno al Collegio Romano. Basta guardare solo all’industria e al manifatturiero, lo sviluppo, per vedere, come dice Franceschini che “è sempre meno basato su cantieri e fabbriche e sempre più sull’industria creativa e immateriale, più sui contenuti che sui contenitori”.  Cita numero numeri e uno studio realizzato da Ernst & Young per la Siae per sottolineare che la filiera di spettacolo e cultura “rappresenta il terzo settore più importante sul piano occupazionale, superando in termini numerici l’industria alimentare, quella automobilistica e quella immobiliare”. Una realtà vivace, insiste, “che può fare da traino anche agli altri comparti, ed è in grado di produrre un valore che va oltre i semplici ricavi economici, interpretando l’anima stessa del nostro paese, la sua vocazione più autentica”.

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Franceschini dopo aver raccontato le sue vicende di questi anni, convinzioni e strategie della sua politica durante i suoi quattro mandati con i governi Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi, rivolge lo sguardo al futuro. Sommando la pandemia alla guerra, ragiona Franceschini, “l’apocalisse che abbiamo passato e che tutti avremmo volentieri evitato”, ci ha in qualche modo cambiati costringendoci “a prendere in considerazione vie inedite”, a guardare le cose “da angolazioni differenti” . Un ripensamento che potrà essere ancora motore di crescita, sostiene, proprio “se assumerà come pilastri le arti, i saperi, il paesaggio, la creatività”. Ripartire dalla cultura, insomma, è “l’unica via possibile per costruire un’Italia capace di cambiare e di crescere”, così come sarà la cultura che aiuterà la ricostruzione, a guerra finita, “per lenire e ricucire tra chi si è combattuto”.

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