Da più di trent’anni Francesco Lotoro, musicista barlettano e docente di pianoforte presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, lavora per il recupero della musica scritta nei campi di concentramento.
Nello specifico, la sua incessante opera prevede la raccolta di opere, canzoni, spartiti, brani, partiture scritte su fogli musicali, altre annotate su carta igienica o pezzi di tessuto, altre tramandate oralmente. Il prodotto finale è una monumentale enciclopedia in dodici corposi volumi, che si propone di divulgare la «musica creata».
I numeri sono a dir poco impressionanti: parliamo di ottomila spartiti, dodicimila documenti e quattrocento ore d’interviste ancora da rielaborare, che includono colloqui con almeno duecento sopravvissuti alla persecuzione nazista.
Lotoro ha tracciato un primo bilancio del suo lavoro nel libro Un canto salverà il mondo, uscito lo scorso 20 gennaio ed edito da Feltrinelli, usando parole molto toccanti: «Non abbiamo potuto salvare quelle vite, ma abbiamo salvato la vita del cuore e dell’intelletto di tanti deportati, l’ingegno che si esprime appunto nella musica».