«… il potere ha fastidio di chi scrive perché, in realtà, ha fastidio di chi legge. Chi scrive non è di per sé pericoloso, perché se nessuno lo legge ha solo perso il suo tempo. Il problema sono i lettori. Chi legge difficilmente si fa bastare lo slogan, la frase fatta, l’icona, il simbolo». È un passaggio sigificativo del nuovo libro di Roberto Saviano, Gridalo (Bompiani, pp. 544, euro 22), da oggi 10 novembre nelle librerie. Un saggio sulla libertà di pensiero e su figure storiche che hanno lottato perché quella libertà fosse di tutti e accompagnato dai ritratti delle donne e degli uomini raccontati dall’autore di Gomorra a firma di Alessandro Baronciani.
Di chi scrive, Saviano? In chi, consapevolmente, vede riflessa anche la propria strenua battaglia per smascherare crimini, interessi, meschinerie? Donne e uomini, si diceva. Appunto. Lo scrittore narra di Ipazia, matematica, astronoma e filosofa neoplatonica vissuta tra il IV e il V secolo dopo Cristo ad Alessandria d’Egitto che, ricordano le note editoriali, «fa lezione in piazza» e «il suo sguardo giunge dritto fino a noi, non si offusca nemmeno quando mani fanatiche di monaci cristiani si accaniscono su di lei con cocci taglienti». Ancora una donna, Anna Andreevna Achmatova, poetessa russa di estrema intensità e dai testi di bellezza infuocata vissuta dal 1889 al 1966: «Attende al gelo davanti al carcere dove è chiuso suo figlio: quando prende in mano la penna, i suoi versi fanno tremare Stalin e cantano la resistenza e il coraggio», rammenta la casa editrice. Oppure un’altra russa, la giornalista Anna Politkovskaja, che ha pagato con la vita e l’impunità, almeno finora, dei mandanti del suo omicidio a Mosca nel 2006 dopo le sue battaglie con la parola scritta per i diritti umani e i suoi reportage sulla guerra di Putin in Cecenia.
L’umanità ritratta da Saviano è eterogenea, nei luoghi e nel tempo. Tra personaggi che ai più sono sconosciuti, nella sua galleria inquadra Giordano Bruno, il filosofo e frate nolano mandato al rogo in Campo de’ Fiori a Roma nel 1600 dalla Chiesa cattolica per le sue idee, come il fotoreporter Robert Capa che sfidava la guerra per raccontarla con le immagini e che perderà la vita su una mina nel conflitto francese in Vietnam nel 1954. Anche Martin Luther King ha pagato con la vita la sua lotta per i diritti dei neri d’America per essere assassinato a Memphis nel 1968.
«Molte pagine sono dedicate a illuminare i modi in cui il potere lavora per delegittimare chi vuole smascherarlo e contrastare i suoi abusi – scrive Benedetta Tobagi su Repubblica recensendo Gridalo. Dal tentativo di attribuire perversioni e appetiti sessuali incontenibili, al fare credere che è solo un modo per far soldi, dalla persecuzione di Anna Politkovskaja da parte degli sgherri di Putin a quella del reverendo Martin Luther King ad opera dell’Fbi di Hoover (il direttore dell’Fbi dal 1935 all’anno della sua morte nel 1972, ndr), la terra resta sempre la stessa. Saviano lo racconta per smontare il mito che chi s’impegna debba essere una specie di santo (un modo semplice e geniale di paralizzarci col senso d’inadeguatezza) e perché coloro a cui toccasse un trattamento simile non ne siano atterriti o annichiliti: se la conoscenza accresce il dolore, dà anche strumenti per affrontarlo».
È dunque anche questo, il nuovo libro di Saviano: un racconto su come si muovano la propaganda, la censura, da noi la manipolazione delle notizie, per smontare chi si oppone e cerca la verità. «L’onesta con cui Saviano ammette le proprie fragilità e amarezze, la tentazione continua del pessimismo, è forse ciò che dà più forza al suo martellante incitamento a non dar retta a chi ripete che niente serve e nulla cambia, con cinismo autocompiaciuto», riferisce infine Benedetta Tobagi su un libro che reputa di gran valore. Per lo scrittore nato a Napoli nel 1979, che deve vivere sotto scorta e quindi in una prigionia permanente per le sue inchieste sulla criminalità organizzata (per la quale l’autore di Gomorra e della Paranza dei bambini oggi o domani deve semplicemente morire), Gridalo deve essere anche un gridare il diritto ad avere voce contro chi, pure nei suoi confronti, anche e soprattutto nei mass media o nei social, getta fango sulle voci discordanti e allo stesso tempo dotate di razionalità e lontane da complottismi e negazionismi e quindi non arruolabile nelle fila di tanti presunti “ribelli”.
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