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Harvey, il libro di Emma Cline è in edicola per Einaudi Stile libero (pp. 104, euro 12). La scrittrice ripropone tutta la storia del produttore Harvey Weinstein.
Fu il New York Times il primo a lanciare la notizia, il 5 ottobre 2017, rivelando che il produttore più potente di Hollywood, Harvey Weinstein, aveva molestato sessualmente una serie di donne e che i fatti, rimasti sommersi per anni, decenni in alcuni casi, una volta venuti a galla avevano provocato una reazione a catena di dichiarazioni e confessioni, nonché immediate ripercussioni.
Cline supera la pura cronaca giornalistica con una narrazione che non si ferma alla superficie ma si inoltra nel significato profondo seguendo la tragica figura di Weinstein, un uomo che in poco tempo ha visto intorno a sé novanta attrici che lo accusavano di molestie e violenze sessuali e la nascita del movimento #Metoo
Difficile capire quanto il movimento suddetto, continuamente alimentato dal caso, sia stato in grado di ottenere i risultati che si era prefisso e quanto abbia inciso nella svolta degli usi e costumi dell’ambiente. Di certo si può affermare che Harvey Weinstein rappresenti il simbolo iconico della fine di un’epoca o almeno di un certo clima culturale anche se l’incredulità continua a cogliere a distanza di tre anni. Ancora oggi è difficile spiegarsi come la sola potenza dell’uomo abbia potuto tenere sommerso il tutto o quanto, invece, fosse stato il sistema stesso la colonna portante del silenzio.
Per Emma Cline, che per prima si è assunta il compito della narrazione di questo caso, il significato ultimo va ricercato proprio nell’incredulità. L’incredulità di tutti noi, ma ancora prima quella del protagonista di Harvey.
Nata nel 1989 in California, Emma Cline ha ottenuto grande successo con il romanzo Le ragazze uscito nel 2016 sempre per Einaudi Stile libero.