Sette narratrici e tre narratori raccontano storie mentre intorno infuria l’epidemia. Il modello è dichiarato, è il Decameron che Boccaccio immaginò sette ragazzi e tre ragazze in veste di narratori in collina mentre Firenze è devastata dalla peste del 1348. Stavolta la pandemia non lascia morti per strada come allora ma dilaga nel pianeta: è quella del Coronavirus. I dieci narratori si ritrovano tramite computer ognuno da casa propria durante il lockdown per dieci giorni di fila e hanno partorito L’allegra brigata (Neri Pozza, pp. 192, euro 18,00, a cura di Daniela Pagani), con la casa editrice che ha chiamato a raccolta autori della sua scuderia e che in ordine alfabetico rispondono ai seguenti nomi: Novita Amadei, Roberto Cotroneo, Francesca Diotallevi, Olivier Guez, Eleonora Marangoni, Giuseppe Munforte, Wanda Marasco, Sandra Petrignani, Antonella Ossorio, Emanuele Trevi, Piera Ventre. In qualche modo, consapevolmente, sembra un esperimento di letteratura di solito intesa come esercizio solitario nel suo farsi mentre qui nasce, programmaticamente, come opera di confronto, dialogo, scambio, fors’anche esorcismo al senso di paura o di morte che il lockdown provocava.
Analogamente alle novelle del Decameron, ogni racconto è introdotto da una brevissima sintesi. Ogni autore ha preso spunto dalla realtà di lontananza, separazione e desiderio. Da lì è partita la narrazione al tempo del Covid. Come Sandra Petrignani che riprende nel titolo del suo racconto una frase-endecasillabo dello scrittore trecentesco, “Bocca baciata non perde ventura”, e vede Gianna e Giulio in procinto di andare a vivere insieme ma il lockdown bloccherà lei a Roma (con avventure erotiche annesse) e lui a Milano.
Nella “Attesa” Wanda Marasco vede la protagonista dirsi che deve cessare di guardare il palazzo di fronte nel silenzio generale; Cotroneo parla di vino e gelosia con “In vino veritas”, mentre immagina la convivenza obbligata tra una nipote e il nonno secondo Antonella Ossorio. Lo scrittore e sceneggiatore francese Guez da parte sua riprende il meccanismo boccaccesco della beffa finale della storia ai danni del protagonista maschile, un violinista, Sandor, che deve restare in Francia, lei, l’amante Maria Angela deve restare in Italia, e allora lui cerca conforto in una droghiera bretone ma
Apre l’antologia “Il canto del lupo” di Piera Ventre, la conclude Trevi che non aveva i vincoli dei colleghi e, citando Boccaccio, de Sade, Artaud e Pasolini, scrive sul narrare e cita modelli capitali della letteratura di storie: «Sia il Decameron che I racconti di Canterbury di Chaucer che Le mille e una notte sono esempi proverbiali di racconti scambiati all’interno di una “cornice” narrativa e che vanno sempre immaginati come uno scambio, una seduzione, un contagio».