Covid e democrazia fragile, Ezio Mauro mette sull’avviso con un saggio

Con “Liberi dal male” l’ex direttore di Repubblica riflette su politica e virus. Il rischio dei “pieni poteri” a una sola persona è del tutto fugato?

Covid e democrazia fragile, Ezio Mauro mette sull’avviso con un saggio
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21 Agosto 2020 - 18.09


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In questi giorni in cui il Covid19 sta riprendendo vigore in Italia (altrove come in Brasile e negli Usa non ha mai smesso di galoppare) grazie ai comportamenti e agli assembramenti senza cautele, non farà male ricordare un libro uscito a metà giugno e che vuole già essere una riflessione su noi umani e sulla nostra impostazione politica, non sulla pandemia: è Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia dell’ex direttore di Repubblica (e prima ancora della Stampa) Ezio Mauro (Feltrinelli, pp. 144 p., € 14,00).

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“Mentre il potere attacca il virus, il virus ha già intaccato il potere. Non è lui che muta, come temevamo nei peggiori incubi: si sta accontentando di modificare noi, cioè il rapporto tra i cittadini e lo Stato”, sintetizza la scheda editoriale su un testo che, ricorda un assunto della nostra civiltà: rimuoviamo la morte. E quando la morte si presenta in modo plateale, pubblico, con i grandi numeri, anche la vita politica ne viene coinvolta. “È un contagio che trasferisce la paura e l’emergenza dalla salute all’organizzazione sociale”, scrive la casa editrice nel presentare il saggio di Mauro. Che vuole raccontare come lo scenario odierno stia mutando i rapporti sociali, i diritti, il mondo del lavoro. Senza cadere nel vizio dei negazionisti del virus che, per il semplice vedere dei limiti alle proprie vite, farneticano di dittatura e altre baggianate. “Ezio Mauro racconta il percorso del virus da quando è nato in Cina a oggi, come se fosse un soggetto sociale, studiandone la tattica, la strategia, il carattere”.

Premette l’autore: “Mentre il potere attacca il virus, il virus ha già intaccato il potere. Non è lui che muta, come temevamo nei peggiori incubi: si sta accontentando di modificare noi, cioè il rapporto tra i cittadini e lo Stato”. Che a voce, all’Huffington Post (sempre del gruppo Gedi quindi con Repubblica) a giugno a proposito del suo libro ha manifestato il pericolo che abbiamo corso ma che, dovremmo aggiungere, non è fugato: «Se al governo ci fosse stato Matteo Salvini, durante la pandemia, il rischio che l’Italia finisse come l’Ungheria sarebbe stato molto concreto. L’invocazione dei ‘pieni poteri’ il Paese l’ha vissuta in tempi normali. Ma cosa sarebbe successo nel momento dell’emergenza? Il pericolo che lo stato d’eccezione fosse interpretato in maniera illiberale, come nei paesi di Visegrad, a quel punto sarebbe diventato una possibilità».

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