«La poesia risveglia coscienze. Anche "Libera" di don Ciotti è poetica»

Il critico Valerio Cuccaroni: "Donne sotto attacco, con Antonella Anedda faremo un libro su poetesse proto-femministe". Per la Giornata della poesia del 21 marzo cita l'associazione e Franco Arminio

«La poesia risveglia coscienze. Anche "Libera" di don Ciotti è poetica»
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18 Marzo 2019 - 15.17


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In una stagione in cui troppi diritti vengono messi in discussione cosa può fare la poesia? «Può contribuire al pari delle altre arti a risvegliare le coscienze. Non salverà il mondo da sola. Ma chi si esprime in un certo modo contribuirà». La riflessione viene da Valerio Cuccaroni, critico letterario, giornalista. Nato nel 1977, insegnante al liceo scientifico Galilei di Ancona, si è laureato a Bologna con uno studio su Franco Scataglini, con cui ha vinto il premio Montale per le tesi di laurea, e poi alla Sorbona di Parigi sui romanzi di Paolo Volponi.
Cuccaroni ha unʼintensa attività da organizzatore culturale ed è nel comitato scientifico del centro di poesia contemporanea “Multiverso” aperto nel novembre scorso a Recanati, il borgo di Giacomo Leopardi, sostenuto dal Comune e Coop Alleanza 3.0, con Amat.

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Cuccaroni, il 21 marzo è la “Giornata mondiale della poesia”: ha senso, al di là della retorica?

Ha il senso che hanno le manifestazioni pubbliche come la Giornata della memoria. Sicuramente più si parla di poesia meglio è, ma lʼefficacia è relativa: questi appuntamenti fanno sapere che qualcosa esiste così come ricordano la Shoah, come ricordano la giornata in cui si consuma meno luce. È un segnale ma più di questo non direi. Anche perché giustamente lʼassociazione Libera di don Ciotti ha messo la sua Giornata della memoria e dellʼimpegno per le vittime della mafia nello stesso 21 marzo. Se unʼassociazione di alta caratura culturale come quella di don Ciotti si sovrappone significa che la Giornata della poesia non ha tutta questa importanza. A meno di non essere ottimista e dire che Libera è unʼassociazione poetica perché ha qualcosa di epico e poetico nel sottrarre le terre confiscate alla mafia e rigenerarle, nel ricordare le vittime. È il problema delle giornate: è un evento e come ogni evento ha una superficialità.

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Qualche autore italiano attuale ha un valore anche politico senza scadere nella propaganda ? Chi?

Ci sono autori con un messaggio di controcultura e contro il pensiero dominante. Uno è Nanni Balestrini, ultimo esponente in vita della neoavanguardia; poi Franco Arminio, tra i più interessanti. Antonella Anedda è una delle poetesse più apprezzate per qualità dei testi e non si tira mai indietro quando cʼè da intervenire in antologie militanti.

Perché la poetessa di origini sarde?

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Ha una coscienza politica. Partecipò alla mobilitazione dei cento poeti contro Berlusconi nel 2009 alla quale partecipava tra gli altri Pietro Spataro. Ne scaturì “Calpestare lʼoblio”, lʼantologia che ha fatto più discutere negli ultimi venti anni: ne parlò anche la Zanzara intervistando Gianni DʼElia. Con Antonella Anedda vorremmo fare un libro su un gruppo di poetesse del ʼ300 dove compare tra l’altro un manifesto in versi quasi “proto femminista” di Leonora della Genga: “tacete o maschi a dir che la natura”. Anedda ha detto che il libro è urgente ora che le donne sono sotto attacco, per quanto la sua poesia non si associ a un impegno civile.

Nella cultura letteraria anglosassone ferve il dibattito sugli insta-poets, poetesse e poeti che postano testi e immagini su Instagram e hanno un gran successo. Quale valutazione dà? Esiste anche in Italia?

Sì, si parla di poetesse come Rupi Kaur. Luigi Socci e io, co-direttori artistici del festival di poesia “La punta della lingua”, abbiamo organizzato la prima mostra di #instapoesia in Italia durante la Giornata dellʼarte contemporanea promossa da Amaci, lʼassociazione dei musei contemporanei, nelle Terre roveresche nelle Marche. Abbiamo indetto un concorso tra i giovani, tra i quali Instagram è molto diffuso. Questo per dire che Socci, io e altri della rivista bolognese “Argo” abbiamo la massima apertura verso lʼinterazione tra poesia, tecnologie informatiche e social network.

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Come valuta questo fenomeno?

La poesia si esprime attraverso tutti i mezzi: quello cartaceo è uno dei tanti. Prima veniva cantata nelle piazze e tuttora ci sono poeti cantautori, tanto è vero che a Multiverso a Recanati abbiamo selezionato anche testi di Vinicio Capossela, di Franco Battiato, dei Cccp … Non abbiamo scelto De André o Guccini perché abbiamo privilegiato le opere più significative dagli anni ʼ80 in poi.

Quindi non sarà stato contrario al Nobel a Bob Dylan?

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No, assolutamente: infatti al festival abbiamo invitato il suo traduttore italiano, Alessandro Carrera, a confrontarsi in pubblico con il direttore della rivista “Poesia” Nicola Crocetti il quale era contrario.

A Recanati, la cittadina di Giacomo Leopardi, lei è nel comitato scientifico della mediateca di poesia “Multiverso”: in cosa consiste?

È una mediateca multimediale aperta da novembre nella Biblioteca comunale in una stanza ad hoc, con un computer di ultima generazione, dove si possono consultare le opere selezionate da un comitato scientifico. Lo scopo è raccogliere la migliore poesia contemporanea perché cʼè un problema fondamentale: a causa dela crisi della critica e dellʼeditoria molte opere sono andate perdute. In questo centro sono presenti opere che non si trovano in nessunʼaltra biblioteca italiana o sono del tutto irreperibili. Mettendo dei link a disposizione conserviamo anche performance di autori come Sara Davidovics o Fabio Orecchini, vincitore come miglior performer al premio Pagliarani 2018. E abbiamo da pochissimo unʼopera unica nel suo genere, introvabile altrove: il cd slam it!, che dà conto della slam poetry (gare pubbliche tra poeti, ndr) italiana.

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