Il femminicidio è una piaga che non conosce confini, come ci ricordano troppi episodi e perfino sentenze dei tribunali. Qui sotto potete leggere una poesia di Gioconda Belli, “Le assassinate”, testo inedito che il festival “Dedica” di Pordenone pubblica nella sua monografia sulla scrittrice e poetessa nicaraguense alla quale riserva l’edizione numero venticinque della rassegna in calendario da sabato 9 al 16 marzo.
Gioconda Belli è scrittrice e giornalista che si è focalizzata, tra i tanti temi, sull’emancipazione femminile, sui diritti femminili mancati, sulla lotta politica, sulla complessa realtà dell’America latina attingendo anche alle civiltà precolombiane. Per “Dedica” l’autrice ha composto alcune poesie (tra qui quella che ospitiamo su gentile concessione del festival) e il 14 marzo presenta con Loredana Lipperini il suo nuovo romanzo, Le febbri della memoria (Feltrinelli).
Tra le sue numerose traduzioni in italiano: La donna abitata del 1988 (da noi è uscito nel 1996), Il paese sotto la pelle (2000), autobiografia dell’epoca sandinista, le fiabe per bambini La prima risata (2017), la raccolta poetica Gioco, giocare, Gioconda (Raffaelli, 2018). «Come scrittrice sento la necessità di generare e far crescere la consapevolezza», ha dichiarato la scrittrice.
Tra le numerose iniziative della rassegna organizzata dall’associazione Thesis, domenica 10 marzo alle 11 nella biblioteca di Pordenone si apre la mostra “Il Nicaragua in mostra”: la inaugura Gioconda Belli, la cura Angelo Bertani e, con il titolo “¡Yo estoy con vos, mi Nicaragua!”, offre scatti di Inti Ocón, fotografo nicaraguense indipendente. Sua è la foto che accompagna questo articolo.
Gioconda Belli: “Le assassinate”
Il minuscolo piede della donna
Fuoriesce da sotto il lenzuolo
Bello il piede, delicato.
Di certo gli piacerebbe andare con le unghie dipinte
Indossare scarpe alte ed eleganti.
L’altro piede conserva, tuttavia,
Il sandalo del quotidiano, da lavoro.
Non è difficile immaginarla contenta e spumeggiante
Quando vende arance o verdure al mercato
—Che vuole, signorina? Le faccio un buon prezzo—
E parla con la vicina della rampa
Mentre s’asciuga con lo strofinaccio
Perché fa caldo
È di quelle che arrivano a casa e mettono il figlio a fare i compiti
—Studia, ragazzo, sennò non diventerai mai nessuno—
E lava e stira
E quando il figlio dorme
Mentre guarda le notizie nel minuscolo televisore
Di fronte al letto,
Tira fuori la lima, l’acetone, si toglie la vecchia tinta dalle unghie
E con cura se le dipinge allo scorrere degli annunci.
Il giorno seguente,
Lo sposo, o lo scartato
Arriverà con la gelosia, la pendenza e l’orgoglio.
Sarà il grido, la manata
Ad ammazzarla affondandole un coltello nel petto.
Ancora incredula.
Lei cadrà al suolo di spalle.
Nella foto del quotidiano
Noi stessi vedremo il piede delicato
Spuntare da sotto il lenzuolo che copre il cadavere.
Vedremo l’altro piede ancora col sandalo su.
Piedi tristi. Senza neanche una padrona che le dipinga le unghie.
Piedi tristi. Un quotidiano.
A raccontare la stessa storia.