Baricco: leggiamo libri perché vedere profughi senza un porto ci fa vomitare

Con un breve saggio su "Repubblica" dopo il recente "The Game" l'autore scrive di élite, politica, Europa, web, invoca ricchezza da ridistribuire e cultura al posto dei tweet

Baricco: leggiamo libri perché vedere profughi senza un porto ci fa vomitare
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12 Gennaio 2019 - 13.15


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Non si può dire che gli scrittori di casa nostra stiano a guardare alla finestra quanto accade senza battere ciglio di fronte al disgregamento politico e l’insorgere delle destre tra gran parte della popolazione. Michela Murgia ha pubblicato un ironico ma non troppo “fascistometro”, Antonio Scurati ha pubblicato il fluviale romanzo “M” sul fascismo. Alessandro Baricco affronta lo sgretolamento attuale con un punto meno apparentemente politico in senso stretto e invece politico lo è, se si intende politica come il governo della cosa pubblica e relativo pensiero. Tanto è vero che scrive: “Mettersi immediatamente al lavoro per ridistribuire la ricchezza. Tornare a occuparci di giustizia sociale”
“E ora le élite” si mettano in gioco”
Baricco in un breve saggio pubblicato da Repubblica venerdì 11 “E ora le élite si mettano in gioco” invoca un cambiamento di passo prima del baratro vicino. Il romanziere di “Oceano mare” e “Novecento” ha scritto sul quotidiano sulla “disfatta” delle élite d’Europa, che hanno obbligato al “pensiero unico” escludendo ogni altra scelta e ideologia oltre alla morsa del Pil, nessun’altra idea di società, di convivenza. Lo ha scritto come “coda” di riflessione al suo recente “The Game” (Einaudi Stile Libero, 2018, pp. 336, € 18), saggio uscito in qualche modo come seguito a “I barbari. Saggio sulla mutazione” (Feltrinelli, pp. 224, € 9,00) e riflessione multiforme sulla rivoluzione da Internet all’iPhone, che “non è solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma il risultato di un’insurrezione mentale”. Un mutamento radicale non solo con cui convivere ma nel quale vivere, mettere le proprie mani, azioni, idee. Perché lo scrittore torinese reputa necessario alla fin dei conti un atteggiamento definibile come umanistico, in grado ovvero di vivere e comprendere la tecnologia senza arroccarsi né tuttavia fare carta straccia della parola scritta, del pensiero complesso e non banale.
Al contrario per Baricco una via d’uscita da quanto sembra un vicolo cieco una risposta, se non la risposta, può darla la cultura in senso ampio, certo non in senso ristretto, elitario. Una risposta può fornirla pensare in modo complesso e non semplificato con un tweet. Tuffandoci anche nella dimensione del web, che non è una realtà virtuale e parallela, è realtà.

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“Lavorare per ridistribuire la ricchezza”
Poiché all’ansia distruttiva non si contrappone tuttavia un pensiero costruttivo, non si contrappone un vero pensiero politico, nemmeno da sinistra che sta mancando il suo appuntamento con la storia di oggi e con i mutamenti, il narratore-saggista domanda:
” C’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare l’inerzia di questa disfatta?” E risponde: “Mettersi immediatamente al lavoro per ridistribuire la ricchezza. Tornare a occuparci di giustizia sociale” (detto tra parentesi questa è politica, e politica che una sinistra dovrette almeno tentare). E ancora: “Smetterla di dare alla politica tutta l’importanza che le diamo: non passa da lì la nostra felicità. Tornare a fidarci di coloro che sanno, appena vedremo che non sono più gli stessi. Buttare via i numeri con cui misuriamo il mondo (primo fra tutti l’assurdo Pil) e coniare nuovi metri e misure che siano all’altezza delle nostre vite. Riacquistare immediatamente fiducia nella cultura, tutti, e investire sull’educazione, sempre. Non smettere di leggere libri, tutti, fino a quando l’immagine di una nave piena di profughi e senza un porto sarà un’immagine che ci fa vomitare”. In realtà anche “coniare nuovi metri” è un’azione politica e quanto scrive ciò che scrive Baricco fa politica culturale.

Insegnanti, medici, tutti parte di un’élite
Per inciso, parlando di élite Baricco non parla solo di se stesso e della sua cerchia. Lo scrittore ricorda che, per molti concittadini incrociati per strada, sul bus, al bar, siete membri di una élite se avete molti libri in casa, se leggete, se insegnate (non necessariamente all’università, vale anche se insegnate a scuola), se fate il medico o un’altra vasta gamma di mestieri, se siete giornalisti anche precari, anche se guadagnate meno di otto euro l’ora, anche se siete (momentaneamente si spera) senza un vero lavoro, siete élite. In quanto esponenti di una élite sareste pertanto dei privilegiati a prescindere dalle vostre condizioni economiche, di salute, di lavoro, per cui il vostro presunto piedistallo va demolito quanto prima e senza troppe smancerie: anche se quel piedistallo è alto pochi millimetri o pieno di crepe o non esiste affatto, molti lo vedono sotto i vostri piedi e tanto basta. Anche questo ricorda Baricco. Che non va preso come oro colato, tuttavia fornisce ottimi spunti su cui riflettere e pensare.

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Clicca qui per un breve estratto in pdf di “The Game”

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