Il segreto di Stanlio e Ollio: "Sappiamo cosa fa ridere, tutto qui"

Esce in italiano la biografia di John McCabe sul duo comico di Stan Laurel e Oliver Hardy. Un estratto ci racconta come diventarono delle star della risata senza essere mai volgari. Guarda la gag

Il segreto di Stanlio e Ollio: "Sappiamo cosa fa ridere, tutto qui"
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22 Novembre 2017 - 13.50


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«Alle ore piccole di una delle sue ultime mattine sulla terra, un’infermiera entrò nella camera di Stan per una terapia d’urgenza. Stan la guardò e le disse: “Sa cosa? Preferirei essere a sciare”. L’infermiera rispose: “Le piace sciare, Signor Laurel?” E lui: “Lo detesto! Ma meglio sciare piuttosto che stare qui!”». Stan Laurel è Stanlio, il magro nella coppia comica italianizzata con il nome di Stanlio e Ollio (l’altra metà è Oliver Hardy, il grasso) e quell’aneddoto su un artista che non perse mai il gusto di far ridere lo pronunciò l’attore di cinema e tv americano Dick Van Dyke nel suo elogio funebre alla morte di Stan Laurel, nel febbraio del 1965. Quel ricordo restituisce efficacemente la figura di Stan e potete leggerlo integralmente in “Mr Laurel & Mr Hardy” di John McCabe, l’unica biografia autorizzata sul duo comico. Il libro esce finalmente in italiano il 30 novembre per Sagoma Editore nella collana Libri divertenti www.libridivertenti.it (300 pagine, 18 euro)

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Apre l’edizione italiana una “Affettuosa dedica” di una nostra coppia comica, Ficarra & Picone. L’editore in una nota evidenzia l’intervento decisivo alla stesura dell’edizione italiana del ramo italiano dell’associazione I Figli del Deserto. Stanlio visse dal 1890 al 1969, Ollio dal 1892 al 1957. Della biografia pubblichiamo la prima parte del quarto capitolo “Mr. Laurel & Mr. Hardy”.

 

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John McCabe

“Tra tutte le domande che ci hanno fatto”, afferma Stan Laurel, “la più frequente è: com’è successo che voi due avete iniziato a lavorare insieme? Io rispondo sempre che è stato come un trovarsi, naturalmente”.
Per ribadire questo concetto, si dovrebbe anche dire che quel curioso miscuglio chiamato “Stanlio & Ollio” non era stato pianificato a tavolino. Hal Roach non si era seduto alla scrivania e, con un colpetto in fronte, aveva esclamato: “Stan Laurel e Babe Hardy …insieme! Perché non ci ho pensato prima!” Ma forse successe qualcosa di simile, quando comprese di avere sotto contratto due artisti che si combinavano insieme senza alcuno sforzo.
Laurel e Hardy furono uniti dal caso e crebbero anarchicamente.
In quel periodo, la serie “All Stars Comedies” di Roach era a corto di Star. I protagonisti degli anni precedenti come Theda Bara e Lionel Barrymore avevano fatto un’ottima riuscita al botteghino, ma la vena si era presto esaurita. Roach aveva assolutamente bisogno di una nuova star e non era riuscito a crearne neppure l’ombra. Sapeva, però, che il suo studio traboccava di autentici artisti, ognuno dei quali aveva il potenziale per sfondare. Con questa convinzione, decise che i protagonisti della serie di Comiche “All Stars” sarebbero stati i comici dello studio, di cui Laurel e Hardy erano una parte vitale. Avevano interpretato, perché erano in grado di farlo, quasi ogni ruolo disponibile nelle comiche di Roach. Nessuno dei due si considerava un comico particolare, ognuno aveva imparato il suo mestiere nel modo più duro – quello migliore – sul campo, partecipando a diverse produzioni, dal vivo e filmate, in quasi ogni tipo di circostanza possibile. Una settimana uno di loro poteva interpretare un minaccioso cattivo e quella dopo, senza alcuno sforzo, calarsi nei panni di un adorabile vagabondo dal faccione tondo e col naso rosso. Non c’erano ruoli stereotipati in quei primi anni del cinema comico. “Non so cosa rispondere ai giovani comici che mi chiedono come imparare il mestiere”, dice oggi Stan. “Innanzitutto credo che non abbiano i vantaggi che avevamo noi allora. Un amico una volta mi ha chiesto cosa fosse la comicità. Sono rimasto interdetto. Cos’è la comicità? Io non lo so. Qualcuno lo sa? La si può definire? Tutto ciò che so è che io ho imparato a far ridere, e questo è tutto quello che posso dire. Occorre imparare ciò che fa ridere la gente, e agire di conseguenza. Bisognerebbe cominciare innanzitutto, penso, da una trama abbastanza credibile, senza preoccuparsi della lunghezza, e lavorare a partire da quella. Ma bisogna imparare come procedere da questo punto. Nessuno te lo insegnerà. Ecco perché, per un giovane comico, uno dei mezzi migliori per apprendere il mestiere è quello di farsi un repertorio più ampio possibile, recitare parti diverse, trovarsi in situazioni differenti, costantemente, fino a imparare a ‘sentire’ le differenze tra un pubblico e un altro. Egli dovrà capire per quale motivo alcune gag funzionano e altre no. Un tale intuito lo si acquisisce dopo aver affrontato diversi tipi di spettatori. Quello che farà ridere alcuni lascerà indifferenti altri e viceversa. Un giorno lo saprai; e allora sarai entrato davvero in questo mestiere”.

Nel 1926 Laurel e Hardy erano solo una parte dei personaggi della serie “All Stars”. Erano nel cast ma non si consideravano protagonisti principali. Questo ricorda la storia che circolava fra gli attori e i cantanti del singolare universo di Gilbert e Sullivan, a proposito di una certa star che aveva insistito per ottenere sempre più importanza nella celebre compagnia. L’ottima opinione che aveva di sé era rinforzata dall’innegabile circostanza di essere un ottimo cantante e comico. La direzione non gli diede, però il riconoscimento che egli riteneva appropriato. “No, signor X”, disse il produttore, “Deve capire che c’è posto per due sole ‘stelle’ nella compagnia. Una si chiama Gilbert, l’altra Sullivan”. Laurel e Hardy, come Gilbert e Sullivan, le uova e il prosciutto oppure Rodgers e Hart, iniziarono a fare coppia dal 1926, e nessuno dei due aveva previsto o desiderato questa unione in modo particolare. Fu, in un certo senso, inevitabile.
Stan e Babe avevano un talento superiore rispetto ai loro colleghi. Nessuno di loro fece nulla per primeggiare, ma Hal Roach, con la sua capacità organizzativa e la sua abilità nel riconoscere il valore a prima vista, li mise insieme. Inizialmente fu un processo relativamente lento; una semplice somma aritmetica di talenti. Quasi involontariamente, cominciarono ad avere sempre più spazio nei film, mentre le parti degli altri attori venivano ridotte. Ergo sumus. Nel 1926 Leo McCarey, che avrebbe poi ottenuto il grande successo cinematografico girando Going My Way, con Bing Crosby, faceva per Roach il supervisore alla produzione e, talvolta, il regista. A lui fu dato il compito di dirigere il primo film ufficiale di Laurel e Hardy, Putting Pants on Philip. Il film non assomiglia molto a quelli girati dalla coppia nella maturità: erano i protagonisti della storia perché stavano bene insieme, ma dovevano ancora definire la loro poetica. Stan interpretava Philip, un immigrato scozzese, completo di gonnellino a quadri, che arriva al porto di New York. Qui trova Hardy, suo zio americano, vestito elegantemente con un completo estivo e un cappello di paglia. Inorridito nel vedere un suo parente vestito di un abito così palesemente non-americano, lo zio porta Philip dal sarto per fargli un vestito nuovo. La comicità, nel 1927, non era sempre raffinata e, nella scena in cui il sarto tenta di prendere la misura dell’interno coscia di Philip, le trovate sono piuttosto grossolane, anche se comunque non volgari… se riuscite a crederci. È difficile individuare cosa salvi la scena dalla volgarità, tranne il fatto che Laurel e Hardy non sono mai stati volgari, a nessuno stadio della loro carriera. Per quanto si possa cercare tra i film, le situazioni ammiccanti sono del tutto assenti: non si potrebbero altrimenti realizzare film adatti sia ai bambini che agli adulti. La comicità “pulita” era qualcosa di naturale per entrambi, ed entrambi non gradivano le oscenità. In Putting Pants on Philip, nello schiaffeggiare la mano del sarto che sta per tirare su il gonnellino, Stan riuscì a comunicare un tale sentimento di comico, innocente panico, che l’azione è esilarante e tutt’altro che offensiva.
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