di Alberto Fraccacreta
Può esistere un’Europa diversa? Si può procedere verso un sistema economico e una gestione del potere nuova, più equa, che superi le demonizzazioni della critica marxista e le idealizzazioni del neoliberismo e dell’ordoliberismo? L’agile saggio di Elvira Lops, Altrimenti Europa. Verso una democrazia koinonica (Raffaelli, pp. 90, € 15, konoinica è dal greco koinonèō, aver parte, partecipare), strutturato in tre capitoli nei quali si fa il punto della situazione e si propone una valida alternativa, intende fornire risposte concrete a tali difficili ma attualissime domande. Colpisce innanzitutto il secco motto di descrizione nel retrocopertina: «La prima istituzione politica è l’Io».
Cos’ha a che vedere con l’Europa quello che appare piuttosto un aforisma dal sapore esistenziale? In realtà, è proprio qui il punto. Dietro a considerazioni di natura prettamente socio-economica si cela sempre una questione filosofica cruciale: qual è il rapporto dell’Io con il mondo? Come pensare l’alterità secondo giustizia? Lops ritiene — e in ciò consiste senza dubbio la novità del suo approccio teoretico — che il cattivo esercizio del potere dipenda essenzialmente dall’Io imperiale, il quale «ha fatto di se stesso il riferimento assoluto tanto da assumere una posizione ontologica non debita e dunque escludente l’altrui punto di vista sino all’irrilevanza modale del Tu». Da questo “peccato originale”, che con precisione inquietante si ripropone ciclicamente nelle vicende umane, derivano una serie di passaggi intermedi sino alle più vive questioni di geopolitica internazionale. «Non si è compreso che la nuova forma di organizzazione imperiale è l’economia di mercato, manifestazione dell’ulteriore aspetto in cui si mostra il medesimo potere, che ha sempre mostrato nella storia tale vocazione». Lops intuisce sorprendentemente che la sovranità dei soggetti politici non cambia nella sostanza, ma assume soltanto «sembianze diverse, o meglio assimila a sé di volta in volta le strutture che si confanno al suo esercizio concreto».
E dunque l’Europa come può uscire dalle frasche di un quadro internazionale che, mosso invisibilmente dall’impero dei mercati, la sta stritolando sino a comprometterne l’esistenza? Dopo aver elencato i cinque scenari possibili per le istanze collettive indicati dal Libro Bianco dell’Unione Europea (ossia Avanti così, Solo mercato unico, Chi vuole fa di più, Fare meno in modo più efficiente, Fare molto di più insieme), Lops critica la pretesa dell’analisi socio-economica di comprendere tout court la modernità e le insidie dell’apparente democrazia a cui siamo sottoposti ma, lungi dal limitarsi a fotografare le macerie dello status quo, suggerisce una soluzione, intellettuale e pratica al contempo: la “pneumanalisi antropologica”, disciplina elaborata ex novo dall’autrice che, servendosi del prefisso pneumo- (dal greco pneuma, soffio vitale), desidera restaurare nell’interpretazione dei processi storici l’aspetto più profondo dell’animo umano, capace — se ben indirizzato — di volgere l’interesse dei singoli verso una “società koinonica” (dal greco koinonèō, aver parte, partecipare), l’unica che riesca a rappresentare e incarnare davvero il bene comune.
«Considerato il fallimento delle proposte della modernità, è necessario realizzare una nuova Enciclopedia delle Scienze che si fondi su un principio organizzatore diverso, in grado di concorrere alla formazione di una Europa Unita quale modello di comunità inclusiva». Un simile progetto presuppone l’apertura “pneumoculturale” verso l’altro, perseguendo così un atteggiamento di coraggiosa umiltà (tapeinós), teso a rinnovare le speranze e costituire una “casa comune” europea.
Ciò che stupisce di questo libro, oltre ai numerosi riferimenti culturali orchestrati polifonicamente (Aristotele, Tocqueville, Foucault, Habermas, Polanyi, Ratzinger, Rodrik), è l’invenzione di un linguaggio filosofico che vivifica i concetti classici nel complesso quadro di riproposizione odierna. Ne viene fuori un pensiero originale e creativo che si muove con destrezza nei differenti campi dell’interiorità e dell’esteriorità, instaurando a tratti un parallelo e un confronto serrato certamente ammirevoli. Ma Altrimenti Europa è anche un movimento di sensibilizzazione civica, «consapevole di quanto sia necessario il cambiamento per tutti noi in un contesto collettivo transnazionale». E oggi come non mai sembra inevitabile, come recita lo slogan in chiusura del saggio, partire dall’Europa per controllare la propria esistenza.