di Gabriele Bisconti
Il prestigioso torneo di Wimbledon è alle porte proprio mentre Sinner e Musetti hanno giocato proprio ieri le finali di prestigiosi titoli su altri campi verdi d’Europa: il primo aggiudicandosela contro Hurkacz e il secondo sconfitto da Paul. Le partite sul verde sono notoriamente le più lunghe. Ma quella che raccontiamo in questo articolo è la partita più lunga della storia del tennis. “Vi informiamo che è finita”: quattordici anni fa così esclamarono i telecronisti di Wimbledon anche loro esausti, al termine del match tra Isner e Mahut, che è ancora oggi, appunto, la partita più lunga nella storia del tennis professionistico.
Quel giorno di ventiquattro anni fa, il 24 giugno 2010, John Isner sconfisse Nicolas Mahut in 11 ore e cinque minuti di gioco spalmati su tre giorni, con il punteggio finale di 6-4 3-6 6-7(7) 7-6(3) 70-68. I due entrarono in campo pochi minuti dopo le 18 del 22 giugno. Sembrava una partita normale, i primi set passarono veloci, come da copione sui campi in erba. Il primo lo vinse l’americano 6-4, il secondo il francese 6-3. Il terzo fu un po’ più combattuto: si concluse al tie-break per 7-6 in favore di Mahut, che si portò in vantaggio per due set a uno.
Ci fu lotta fino all’ultimo punto anche nel quarto set: nuovo tie-break, questa volta in favore dello statunitense che pareggiò i conti. Sono le 21:03, il match venne sospeso per oscurità. Il quinto set iniziò dunque il giorno dopo, 23 giugno, alle 14:07.
All’inizio lo considerarono in pochi (visto che si trattava del primo turno del torneo). Poi, piano piano, tra gli appassionati dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club cominciarono a circolare voci che ebbero dell’incredibile. Nel set decisivo, infatti, non era previsto il tie-break e Isner e Mahut continuavano a vincere i loro turni di battuta senza sosta. Giocavano da sette ore di fila, il tabellone segnava lo score di 59-59, ma erano giunte le 21:10.
Arrivò il buio, l’arbitro sospese l’incontro e rimandò tutto al giorno successivo. In ogni caso, il match era già il più lungo nella storia del tennis, sia per numero di game giocati che per tempo effettivo in campo. In quelle sette ore (più le tre del giorno prima) si alternarono ben otto squadre di raccattapalle.
L’eroico arbitro Mohamed Lahyani, invece, rimase imperterrito al suo posto malgrado gli avessero offerto una sostituzione. Tv e commentatori, primo fra tutti il mitico John McEnroe, chiesero che il match venisse spostato sul campo Centrale ma gli organizzatori non ne vollero sapere. Si ricominciò dal 59 pari. Si andò avanti fino al 68-68, poi Mahut, stremato, perse il punto decisivo e alle 15:48 la partita si concluse con lo score incredibile di 70-68.
Si tratta della partita con più ace nella storia (216), a cui si aggiunge il primato dello statunitense, ancora oggi saldamente nelle sue mani, di ace serviti in un match di tennis: 113. Il francese si difese con 103 punti direttamente dal servizio in quel leggendario e celebratissimo spettacolo andato in scena sul campo 18 dei Championships. Inoltre, durante il match ci fu il set che è (ancora oggi) il più lungo della storia, della durata di 8 ore e 11 minuti.
Con le regole attuali, visto che a Wimbledon sul 12-12 del quinto set è stato introdotto il tie-break (decisivo nella finale del 2019 tra Djokovic e Federer), non sarebbe stato possibile assistere a quel confronto interminabile e dunque i record – rispettivamente la durata del match, i 113 ace di Isner e i 216 totali in una sola partita, da condividere con lo sconfitto Mahut – resteranno difficilmente eguagliabili. Il tabellone a un certo punto andò in tilt perché non poteva più segnare i numeri e all’ingresso del campo 18 è stata piazzata una targa per ricordare il match più lungo della storia di questo sport.
Un anno dopo Isner batterà ancora Mahut a Wimbledon 7-6, 6-2, 7-6 in 2 ore e 12 minuti. A fine partita dichiarerà: “Non è stato facile, ma è stato considerevolmente più veloce rispetto all’ultima volta”.