Dalle fiabe si può sempre imparare molto. Sono il risultato di saggezze antiche e se si è continuato a narrarle per secoli, a volte per millenni, significa che il loro contenuto culturale è davvero molto alto.
Dunque, nell’immenso patrimonio folclorico che è giunto fino a noi, c’è una fiaba che sembra fare davvero al caso nostro, cioè al caso attuale, quello del governo Draghi e della sua caduta: si chiama “Il falso Sempliciotto”. Lo schema è il seguente. Ci sono tre fratelli, di cui il primo è intelligente e sdegnoso, il secondo forte e sicuro di sé, il terzo invece è ritenuto da tutto il villaggio un Sempliciotto. Eppure nelle successive imprese che i fratelli debbono affrontare – le “prove” che stanno al centro di ogni fiaba che si rispetti: liberare la principessa, rubare il tesoro al drago … – alla fine è sempre lui, il terzo fratello, il Sempliciotto, che riesce a superarle, mentre gli altri due, i bravi, falliscono. L’eroe dunque non è un vero Sempliciotto, ma un falso Sempliciotto.
Così è accaduto in Italia negli ultimi quattro anni che hanno visto alternarsi ben tre rivolgimenti politici. All’inizio infatti si forma un governo formato da tre fratelli, di cui uno ritenuto forte e arrogante (Salvini), uno intelligente e un po’ sdegnoso (Di Maio), con in mezzo un Sempliciotto (Conte), uno sconosciuto professore di diritto, che era sì presidente del consiglio però per parlare doveva chiedere il permesso al fratello intelligente (“Questo lo posso dire?”).
Dopo di che, cade il governo, se ne fa un altro con l’opposizione e chi lo presiede? Il Sempliciotto, senza più dipendere dai due fratelli intelligenti. Ma come, si chiedono gli Italiani, non si era detto che era un Sempliciotto? Invece ha vinto lui. Era dunque un falso Sempliciotto. A questo punto cade anche questo secondo governo, se ne fa un altro, ma il Sempliciotto riesce comunque a diventare il leader della forza che all’inizio lo aveva scelto solo casualmente, per fare il presidente-Sempliciotto del primo governo, insieme ai due forti e intelligenti che comandavano davvero.
Il Sempliciotto diventa così il leader di un movimento che con lui non aveva mai avuto niente a che spartire, come se Andreotti fosse diventato il segretario di Lotta Continua. Perbacco, ma allora quest’uomo era davvero un falso Sempliciotto, come quello delle fiabe! Eh no, purtroppo no. Questa volta l’antica saggezza del folclore è stata smentita. Il nostro Sempliciotto era davvero un Sempliciotto. E ha fatto tutti i disastri che si verificano quando i Sempliciotti si trovano ad affrontare una prova difficile non nelle fiabe, ma nella realtà.
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