di Vittoria Calabrese e Giada Zona
Nelle scorse settimane il nostro giornale ha ricostruito una mappa dei movimenti studenteschi che hanno caratterizzato la storia italiana a partire dagli sessanta fino al giorno d’oggi. Questi eventi a segnare la storia dell ’Università hanno contribuito ai mutamenti sociali e politici del Paese. Cosa ricordano di quei movimenti i giovani che oggi operano attivamente alla vita dell’Università? Lo abbiamo chiesto ad alcuni studenti che fanno parte delle associazioni studentesche per comprendere il loro punto di vista su alcune questioni quali l’eredità ricevuta da chi li ha preceduti e le differenze tra la realtà attuale a quella di allora. Ecco le brevi interviste.
SAMUELE PICCHIANTI, studente di Giurisprudenza che da tre anni fa parte di Cravos.
Sei uno studente che partecipa attivamente alla vita politica dell’università, in quali valori ti riconosci?
Mi riconosco nei valori dell’antifascismo e dell’antimafia, ma in generale mi identifico negli ideali associati alla sinistra del nostro Paese.
Conosci i seguenti movimenti studenteschi? Quelli che hanno caratterizzato il ’68, il movimento della Pantera, l’Onda, la contestazione sul tetto della Sapienza, e l’Occupy movement?
Si, conosco tutti quelli che si sono alternati dal secondo dopoguerra e condivido pienamente la loro visione dell’università.
Secondo te qual è stato il più incisivo? Ti riconosci particolarmente negli ideali di uno di questi?
Credo che il movimento del ‘68 abbia inciso maggiormente nelle menti delle generazioni successive e ancora oggi è un esempio per andare oltre gli spazi universitari. L’ideale in cui mi riconosco di più è l’intersezionalità: dobbiamo capire che ogni ingiustizia è legata a un’altra e le lotte devono essere unite.
Le proteste studentesche non hanno più lo stesso impatto di una volta, secondo te perché? Cos’hanno di diverso i giovani di oggi?
Non solo le proteste studentesche non sono quelle di una volta, ma anche i sindacati e i partiti non hanno più lo stesso impatto e non hanno più certi ideali. Diminuisce la fiducia verso la politica, peggiorano le condizioni di vita e la società diventa sempre più individualistica, dunque è difficile pensare a un mondo migliore. Il problema non sono i giovani di oggi ma, appunto, sono cambiate molte cose.
Qual è l’eredità che questi movimenti ci hanno lasciato? Per cosa vale la pena continuare a lottare?
Serve un’alta pressione dell’opinione pubblica su chi sta al potere per non far retrocedere quello che abbiamo guadagnato in molti anni di lotta. Ci sono tantissime tematiche per cui vale la pena lottare, ad esempio contro i tagli all’università, ma bisogna lottare anche in solidarietà al popolo palestinese. Vale la pena continuare a battersi perché solo in questo modo possiamo ottenere dei miglioramenti delle nostre condizioni di vita.
FRANCESCA PARRI, studentessa di scienze internazionali che dimostra un forte interesse per la politica universitaria e attualmente fa parte di Link.
Sei una studentessa che partecipa attivamente alla vita politica dell’università, in quali valori ti riconosci?
Mi riconosco nei valori dell’antifascismo, transfemminismo, anti capitalistici, di uguaglianza, condivisione e cooperazione.
Conosci i seguenti movimenti studenteschi? Quelli che hanno caratterizzato il ’68, il movimento della Pantera, l’Onda, la contestazione sul tetto della Sapienza, e l’Occupy movement?
Sì, conosco questi movimenti.
Secondo te qual è stato il più incisivo? Ti riconosci particolarmente negli ideali di uno di questi?
Credo che il più incisivo sia stato quello del ‘68. Mi riconosco nei valori del movimento sessantottino e anche negli ideali dell’Occupy movement, soprattutto nell’approccio decoloniale.
Le proteste studentesche non hanno più lo stesso impatto di una volta, secondo te perché? Cos’hanno di diverso i giovani di oggi?
Secondo me non c’è qualcosa di intrinsecamente diverso nei giovani di oggi, ma ci troviamo in una situazione estrema e non ci sono buone prospettive. Le università spesso riprendono il modello individualistico imposto dalla società, creando rappresentazioni e stereotipi che, a loro volta, generano un immaginario collettivo dove regna l’individualismo. Spesso sentiamo parlare di rete studentesca o nazionale ma non c’è una rete, piuttosto ci sono molte competizioni tra le associazioni, anche a causa della struttura delle elezioni negli atenei.
Qual è l’eredità che questi movimenti ci hanno lasciato? Per cosa vale la pena continuare a lottare?
Ci hanno lasciato tante eredità, anche se spesso usate male. Un’eredità sulle questioni culturali e decoloniali, politiche e sociali. Vale la pena lottare per proteggere quelle eredità e portarle avanti. Queste ci fanno capire che siamo persone e molto altro rispetto allo status di studente o lavoratore. Bisogna lottare per portare avanti un pensiero critico e per fare in modo che l’università sia davvero libera e democratica.
RACHELE MATTEUCCI, studentessa di scienze linguistiche e comunicazione interculturale che fa parte di Cravos.
Sei una studentessa che partecipa attivamente alla vita politica dell’università, in quali valori ti riconosci?
Principalmente, i valori in cui mi riconosco sono l’antifascismo, l’anticapitalismo e il femminismo.
Conosci i seguenti movimenti studenteschi? Quelli che hanno caratterizzato il ’68, il movimento della Pantera, l’Onda, la contestazione sul tetto della Sapienza, e l’Occupy movement?
Conosco tutti questi movimenti studenteschi e soprattutto il movimento dell’Onda perché ero incuriosita dalle riforme scolastiche di quegli anni.
Secondo te qual è stato il più incisivo? Ti riconosci particolarmente negli ideali di uno di questi?
Credo che il più incisivo sia stato il movimento del Sessantotto, poiché ha saputo coinvolgere non solo il mondo scolastico e accademico, ma ha rappresentato una vera e propria rivoluzione culturale. Senza dubbio l’antimilitarismo e il rifiuto della retorica della guerra sono degli ideali da portare avanti in questo periodo storico.
Le proteste studentesche non hanno più lo stesso impatto di una volta, secondo te perché? Cos’hanno di diverso i giovani di oggi?
Non so se le proteste studentesche abbiano ancora lo stesso impatto di un tempo, ma so che gli studenti da soli non bastano e che spesso la protesta viene vista come una pratica legata solo ai giovani. Credo che il sostegno e la partecipazione delle persone di ogni età siano fondamentali per generare un vero cambiamento.
Qual è l’eredità che questi movimenti ci hanno lasciato? Per cosa vale la pena continuare a lottare?
Percepisco poca predisposizione a dedicare del tempo alla collettività, troppo immersi nella routine del quotidiano e del lavoro. Ovviamente questo è solo uno degli effetti del capitalismo, e contrastarlo rimane una delle eredità più preziose lasciate dai movimenti studenteschi.
LORENZO MORI, studente di Scienze della comunicazione e membro di Link.
Sei uno studente che partecipa attivamente alla vita politica dell’università, in quali valori ti riconosci?
Generalmente mi riconosco nei valori di sinistra, ma non mi identifico in nessun partito attualmente all’opposizione.
Conosci i seguenti movimenti studenteschi? Quelli che hanno caratterizzato il ’68, il movimento della Pantera, l’Onda, la contestazione sul tetto della Sapienza, e l’Occupy movement?
Non conosco questi movimenti, ma cerco di fare il meglio dal punto di vista istituzionale e burocratico per aiutare coloro che verranno dopo di me.
Come mai non ti sei mai documentato sugli eventi che hanno caratterizzato il passato?
Non mi sono mai interessato ma, allo stesso tempo, non escludo la possibilità di potermi identificare in alcuni valori di questi movimenti studenteschi.
Invece conosci i movimenti come quello del Fridays for future e la protesta delle tende?
Conosco questi movimenti e mi informo rispetto alle attività da loro svolte. E, in generale, mi documento molto su ciò che mi circonda.
Osservando il presente, che opinione hai delle rivolte giovanili e studentesche e dell’utilizzo della violenza sia da parte di chi manifesta sia da parte delle autorità?
Non so come siano andate le faccende nel dettaglio, ma sicuramente sono contrario a ogni forma di violenza.
Noti del disinteresse da parte dei giovani politicamente attivi nei confronti di quello che li ha preceduti?
Intorno a noi non c’è una situazione stabile e molti giovani sono preoccupati del futuro. Molte persone si sentono smarrite e quindi cercano di attaccarsi a un punto di riferimento. Nella società di oggi è evidente la crescita dell’importanza dei leader d’opinione e del leader politico e credo che questo sia un passaggio molto importante.