Da Pasolini al world wildlife day

Una settimana in cui l’ateneo bolognese restituisce un tributo solenne al grande maestro Pier Paolo Pasolini, senza tralasciare la mostra "Ciao Italia!" a Venezia che ripercorre il fenomeno migratorio italiano

Da Pasolini al world wildlife day
Quartetto Ébène., aula magna rettorato della Sapienza di Roma
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Giuseppe Rizza Modifica articolo

1 Marzo 2022 - 14.01


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di Azzurra Arlotto e Giuseppe Rizza

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Martedì 1 marzo alle ore 20:30, presso l’Aula magna del Rettorato della Sapienza di Roma, avrà luogo un nuovo appuntamento della settantasettesima stagione concertistica della Iuc con il ritorno del Quartetto Ébène. L’avventura dei quattro musicisti francesi inizia nel 1999, ma il successo arriva con la partecipazione al concorso ARD nel 2004 che ha segnato l’inizio di una carriera culminata in numerosi premi e riconoscimenti. Oltre al repertorio tradizionale, il Quartetto Ébène si cimenta in altri generi, come l’improvvisazione sul jazz e sulle canzoni popolari attirando l’attenzione di un pubblico di giovani ascoltatori. Il gruppo porterà al concerto le opere di Šostakovič, Mozart e Brahms.

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Mercoledì 2 marzo dalle ore 17:00 alle ore 18:30, in onore del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, inserito fra gli anniversari riconosciuti dall’UNESCO per il biennio 2022-2023, il Teatro Nazionale e La Soffitta/DAMSLab del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna dedicano parte delle proprie programmazioni a spettacoli sull’artista. Il suo immaginario, il suo forte impegno civico, la sua genialità espressiva rivivono nell’incontro con le arti della scena generando nuovi sguardi sul mondo. All’incontro saranno presenti tre grandi artisti della scena contemporanea: Elena Bucci, attrice e regista (in scena con Bimba ‘22 dall’1 al 6 marzo); Ascanio Celestini (in scena con Museo Pasolini dal 4 al 6 marzo); Fabio Condemi (in scena con Questo è il tempo in cui attendo la grazia, dall’1 al 3 marzo).

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Dal 2 al 17 marzo sarà aperta al pubblico la mostra Ciao Italia!, organizzata dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e realizzata dal Musée de l’histoire de l’immigration con il sostegno dell’Institut Français, del Commissariat général à l’Égalité des territoires – CGET e del Dipartimento Seine-Saint-Denis. La parola «Ciao» condensa la storia controversa degli italiani emigrati in Francia, dalla metà del XIX secolo, per ragioni politiche ed economiche. Questo italianismo, oggi adottato ed integrato nella lingua francese, traduce un «arrivederci» temporaneo, come a voler indicare l’italiano che lascia il suo paese ma che dà raramente alla partenza i colori di un addio.

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Il Sistema Museale di Ateneo dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” partecipa giovedì 3 marzo (dalle ore 15:00 alle ore 18:00) al World Wildlife Day, coinvolgendo il Comando Regione Carabinieri Forestali della Puglia. L’incontro sarà utile per approfondire la conoscenza della Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione e il ruolo svolto sul territorio dai Carabinieri Forestali. Completeranno l’incontro gli interventi del professor Giovanni Scillitani e del professor Luigi Forte circa il ruolo dei Musei di Zoologia e degli Orti Botanici per la conservazione della biodiversità.

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Giovedì 3 marzo alle ore 17:00, presso l’aula S del Palazzo di Fieravecchia dell’Università di Siena, avrà luogo la presentazione del libro Figure del limite. Estetica del libro tra arte e filosofia, a cura di Alessandro Gatti e Samuele Strati. L’immagine dell’ibrido, del mostro dalla natura molteplice o indefinita, accompagna da sempre la storia dell’uomo, le sue mitologie e le sue forme narrative. Considerato talvolta simbolo del disordine e della violazione dell’ordine del cosmo, talvolta apparizione prodigiosa o segno premonitore, l’ibrido terrorizza e ammutolisce, ma al contempo affascina e incuriosisce. Tale ambivalenza è dovuta alla sua capacità di infrangere la regolarità della riproduzione e la continuità della consuetudine. In questo volume, il saggio di Alessandro Gatti analizza la rappresentazione di due ibridi della tradizione mitologica – l’arpia e la sfinge – a partire da fonti artistiche rinascimentali e barocche, allo scopo di indagarne la sovrapponibilità iconografica. Samuele Strati propone una riflessione sulla mostruosità focalizzandosi sul «luogo del mostro» e sulla contaminazione che dà origine all’ibrido, confrontando la prospettiva tradizionale e le recenti teorie postumaniste.

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