di Aurora Veridiani
Con Omicidio all’Italiana, il regista Maccio Capatonda, crea una satira insolente che affonda gli artigli nel panorama mediatico italiano, soffermandosi, in chiave comica, sul tema della spettacolarizzazione del crimine. Ci troviamo ad Acitrullo, una frazione dimenticata dal mondo a qualche chilometro da Campobasso, che conta solo 16 abitanti, quasi tutti over70.
Al centro della vicenda vi sono i fratelli Peluria, Piero, interpretato dallo stesso regista, e Marino, impersonato dal comico Herbert Ballerina: rispettivamente il sindaco e vicesindaco del paese. Per contrastare il rischio di estinzione e di spopolamento di Acitrullo, i due protagonisti cercano disperatamente una qualche soluzione, arrivando a portare anche la “banda larga” nel centro storico, per far funzionare un computer che possa diffondere un video turistico del loro territorio.
La vera soluzione si presenterà con la morte della Contessa, la filantropa del paese e sostenitrice di tutte le idiozie del sindaco. Qui si assiste al “coup de theatre”. Di fronte al corpo senza vita della donna, i due hanno un’illuminazione: inventare un caso di cronaca nera per attirare le attenzioni di tutta Italia. L’idea si rivelerà vincente e i due riescono ad attirare giornalisti, turisti e le maggiori televisioni italiane, compresa la “regina” dell’informazione e conduttrice del programma Chi l’acciso? Donatella Spruzzone, interpretata da Sabrina Ferilli.
Questo umorismo che intreccia il demenziale con il surreale, gioca continuamente con la lingua e gli stereotipi, riportando i classici luoghi comuni. L’intero lungometraggio è una critica satirica nei confronti dei media, con un particolare riferimento al mondo televisivo e del giornalismo. L’umorismo è spesso grottesco ed esagerato, ma proprio per questo coglie nel segno.
Giornalisti e televisioni assumono un rilievo maggiore anche rispetto alle forze di polizia, a disposizione degli strumenti mediatici. Ci troviamo di fronte a delle scene che esasperano delle condizioni di realtà del paese: giornalisti paragonati alla SWAT, scene del crimine manipolate e da analizzate dagli autori televisivi, presentatrici tv agguerrite per ottenere lo share e foto con i cadaveri.
Gli ambienti del paese prendono forma in base al passaggio dei giornalisti. Nella prima parte del film, si osserva un borgo arretrato ma incontaminato che viene completamente messo a soqquadro al passaggio dei media e dei turisti. È un film da vedere ed apprezzare se si ama la comicità bizzarra e tendente al demenziale, che però coglie nel segno del dissacrare questa macabra tendenza a rincorrere la cronaca nera. E’ una pellicola semplice per sorridere e intrattenersi sui nostri italici mali.
