Nel cuore della sua collezione permanente, il Museo del Prado ha inaugurato una nuova installazione che restituisce alla Cappella Herrera, originariamente situata all’interno della chiesa di Santiago de los Espanoles a Roma, la sua identità originaria. La cappella, intitolata a Juan Enríquez de Herrera, banchiere spagnolo, era situata al suo interno, oggi andata distrutta.
Herrera acquistò lo spazio intorno al 1602 per costruire una cappella votiva dedicata a San Diego de Alcalá, frate francescano canonizzato nel 1588, al quale attribuiva la guarigione del figlio gravemente ammalato. Così fra il 1602 e il 1606 Carracci venne incaricato del lavoro e avviò e disegnò l’intero ciclo affrescato ma, a causa di una malattia, nel 1605 dovette lasciarne la direzione a Francesco Albani e agli altri collaboratori.
Gli affreschi realizzati da Carracci e dalla sua bottega raccontano momenti della vita e dei miracoli di San Diego de Alcalá come “San Diego riceve l’elemosina” e “San Diego salva il ragazzo che si addormenta nel forno”. Le opere furono dipinte in affresco direttamente sulle pareti della cappella: una modalità che richiede un’attenzione altissima al rapporto fra pittura e architettura, legame su cui anche l’esposizione al Prado si focalizza.
Nel 1833 la chiesa che ospitava la cappella fu dichiarata a rischio di crollo e smantellata perciò gli affreschi furono staccati e trasferiti su tela. Dei circa 19 frammenti originari, sette si trovano oggi al Prado di Madrid, nove al Museu Nacional d’Art de Catalunya (Barcellona), altri nella pinacoteca nazionale e alcuni ancora non sono stati localizzati. I restauri più recenti, da cui è nata una grande esposizione nel 2022, hanno permesso di ridare vita a questo ciclo pittorico che era rimasto poco considerato per secoli.
L’installazione permanente del Prado, realizzata in collaborazione con l’architetto Francisco Bocanegra e il gruppo costruttivo Ohla Group, riproduce l’architettura originale della cappella e la disposizione delle pitture in altezza, come nel loro contesto romano.
Il curatore della Collezione della pittura italiana e francese del barocco al Prado, David García Cueto, ha dichiarato che “questa ricostruzione invita a riflettere su come un gruppo di artisti così rilevanti abbia contribuito a plasmare l’identità del barocco”, restituendo finalmente coerenza a un insieme che finora era stato esposto come semplici “quadri”. L’allestimento è ospitato nella Sala 4 dell’Edificio Villanueva del Museo del Prado.
