The Sandman: tra luci e ombre del re dei sogni

Il signore dei sogni è protagonista assoluto di questa prima parte della seconda stagione. Con alti e bassi, la serie targata Netflix tratta dall’opera di Neil Gaiman (r)incolla anche lo spettatore affascinato dalla prima.

The Sandman: tra luci e ombre del re dei sogni
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16 Luglio 2025 - 12.12


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di Raffaella Gallucci

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Se la prima stagione di The Sandman ci introduce al ritorno del Signore dei Sogni, situato in un mondo che possiamo definire più “terreno”, urbanizzato e vicino alla nostra realtà quotidiana, la seconda stagione si spinge verso un panorama più complesso, vasto e simbolico. L’attenzione non è più sul riscatto personale di Morfeo, ma sul tentativo di ricostruire un regno che ha subito un lungo periodo di decadenza.

È qui che quest’ultimo si confronta con la sua stessa essenza, con l’incombenza della sua responsabilità cosmica e con il vuoto che ha lasciato nel suo dominio. Il contrasto tra le atmosfere più “terrene” e “cosmiche” rappresenta una delle sfide principali della seconda stagione: un viaggio che non riguarda solo il recupero di ciò che è stato perduto, ma una riscoperta di sé in un contesto più elevato e distante dalle preoccupazioni umane.

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Morfeo, il Signore dei Sogni, emerge come il protagonista assoluto, ma questa volta non lo vediamo più solo nei suoi panni di “dio” onnipotente. In questa nuova fase il personaggio si rivela molto più complesso e umano. A differenza della prima stagione, dove la sua figura era più distante dalla nostra realtà, qui lo vediamo interagire nel suo habitat, con i suoi pari, in un universo che riflette la sua natura ma anche la sua fragilità. Non è più solo un’entità superiore, ma un essere che si confronta con le proprie imperfezioni, con le sue debolezze e con gli altri membri degli Eterni, i suoi fratelli, che rappresentano un ulteriore fonte di conflitto.

Questo lo rende un personaggio ambiguo, difficile da definire come buono o cattivo, proprio perché è attraversato da molte sfumature di luce e ombre che lo rendono a tratti affascinante, ma anche lontano dalla comprensione dello spettatore e persino un po’ odiabile.

Il punto forte di The Sandman sono gli elementi magici, che spaziano dalla mitologia norrena a quella greca, con un pizzico di storie popolari e fantastiche che contribuiscono a diversificare l’universo del re dei sogni. In tal modo viene delineata ulteriormente la natura di Morfeo, una figura che, seppur potente, sembra sempre esterna, eterea e distaccata da ogni cosa, comandando gli eventi senza mai completamente appartenere a uno dei mondi che incrocia.

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Un aspetto che rende The Sandman unico, ma anche controverso, è la sua narrazione non lineare. Inizialmente la trama potrebbe sembrare seguire una direzione logica e sequenziale. Tuttavia, la storia prende presto una piega inaspettata, concentrandosi su nuovi sviluppi che sembrano staccarsi dall’apparente “tema” principale. Ciò che inizialmente sembrava centrale diventa progressivamente un elemento di contorno. Questa scelta narrativa, che può sembrare confusa, dà alla serie un carattere simile a un “mostro di Frankenstein”, dove diversi frammenti si uniscono in modo disorganico ma sorprendentemente affascinante. La forza di questa narrazione risiede proprio nella sua discontinuità, ma ciò può risultare un punto debole per chi cerca una trama lineare e razionale. Se nella prima stagione tale aspetto veniva percepito come una scelta artistica e di conseguenza concepibile, nella seconda la narrazione diventa ancora più frammentata e a tratti disorientante.

Tuttavia l’irregolarità è proprio ciò a cui la serie punta, con la scenografia che compone ed esalata mondi surreali costruiti per mezzo di effetti speciali che amplificano l’esperienza. Viene così offerta una dimensione viscerale e simbolica che compensa l’assenza di una trama tradizionale.

Nonostante gli apprezzamenti da parte di critica e pubblico rivolti all’opera – definita maestosa e fuori dal comune – questa non sfugge però alle sorti negative già decretate dal grande colosso di Netflix a causa delle accuse rivolte all’autore dell’opera Neil Gaiman.

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 La decisione di Netflix di escludere Neil Gaiman dalla produzione della seconda stagione di The Sandman a causa delle accuse che lo hanno coinvolto ha avuto un impatto sulla serie. Seppur le accuse siano gravi, credo che un’opera come The Sandman dovrebbe essere valutata indipendentemente dal suo creatore. È un peccato che una serie così meritevole, una delle poche su Netflix che riesce a coniugare una narrazione profonda a una scenografia e una fotografia assolutamente encomiabili, debba essere limitata da fattori esterni. In fin dei conti l’opera non dovrebbe dipendere dalla moralità o dalle azioni dell’autore, ma essere un’entità a sé stante, che vive di vita propria e che parla al pubblico direttamente. E questo indipendentemente dalle controversie che ne circondano la genesi.

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