Eterno Baudelaire: i “ Fiori” che non appassiscono

A quasi 200 anni dalla sua prima pubblicazione “Les Fleurs du Mal “ rimane un sempreverde nelle librerie. Vita, morte, solitudine, alienazione, amore e sensualità, Charles Baudelaire insegna che è dal male che fioriscono i fiori.

Eterno Baudelaire: i “ Fiori” che non appassiscono
Preroll AMP

redazione Modifica articolo

30 Giugno 2025 - 15.24


ATF AMP

di Martina Narciso

Top Right AMP

Era il 25 giugno del 1857 quando, presso l’editore Auguste Poulet-Malassis, fu pubblicata la prima edizione de Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire, una delle sue opere poetiche più influenti destinata a essere considerata la base non solo dell’intera poesia ottocentesca, ma della poesia moderna tutta. E tutt’oggi sono migliaia i giovani che lo leggono: è sopravvissuto  a mode e stagioni e si impone, con le sue numerose ristampe,  come un bestseller.

Cupe, scabrose, immorali, le poesie di Baudelaire destarono talmente tanto scandalo che già dopo pochi giorni, il 7 di luglio, l’opera fu denunciata dalla direzione della Sicurezza pubblica per oltraggio e offesa alla morale pubblica e religiosa, costringendo Baudelaire e i suoi editori a pagare una multa di trecento franchi e a sopprimere dalla raccolta sei componimenti considerati immorali.

Dynamic 1 AMP

Definiti dallo scapigliato italiano Emilio Praga «un’imprecazione, cesellata nel diamante», Les fleurs du mal sono ancora letti e apprezzati al giorno d’oggi, perché a ispirare scrittori, musicisti, artisti e comuni lettori è la profonda e struggente visione del mondo del poeta, un albatros che prende il volo verso i cieli più alti della sensibilità e introspezione, osserva dall’alto la terra ferma e si strugge sapendo che quello li giù è un mondo carnevalesco e alienato a cui non appartiene.

Chiuso in se stesso, Baudelaire si focalizza sullo struggimento interiore, sullo scontro fra l’ideale e la realtà, ma anche sulla ricerca di un significato nel dolore, di una bellezza che produce fiori dal male. È proprio questo il senso dell’opera, emblematica e programmatica sin dal titolo: tradotto in italiano con “I fiori dal male” l’intento è quello di trasformare lo struggimento del poeta, la sua malattia, il suo mal, in fleurs, grazie alla poesia, che è rifugio e riscatto. Diremmo una sorta di “alchimie de la douleur”, ossia un’alchimia al rovescio che trasforma l’oro in roccia e il paradiso in inferno, perché se è vero che i fiori rivelano il loro male, anche il male rivela i suoi fiori, e così nelle poesie di Baudelaire entrano senzatetto come coraggiosi combattenti, prostitute come regine, ubriachi come assetati di vita.

Paradosso e ironia abbondano nei suoi componimenti perché ironica e paradossale è la realtà in cui Baudelaire è costretto a vivere: la bellezza eterna associata a una carcassa in decomposizione nel componimento La Charogne è una giustapposizione grottesca che esplora attrazione e repulsione, orrore e sublime, sacro e profano, ma allo stesso tempo è una critica all’ossessione della società per il decoro, per le apparenze, per la virtù che è solo superficiale.

Dynamic 1 AMP

Ed è forse questo uno dei motivi per cui la poesia di Baudelaire risuona ancora attuale alle nostre orecchie, perché in una era tutta costruita sull’apparire piuttosto che sull’essere c’è ancora chi, come l’albatros, brancola in cieli incerti alla ricerca di una piccola isola di realtà su cui atterrare e spiegare liberamente le proprie ali, anziché incatenarle ai tentativi di repressione e contenimento della società. Ciò era vero allora nell’epoca del Secondo Impero (1852-1870) in cui a regnare era Napoleone III, noto per la sua politica di censura rigorosa volta a mantenere con fuoco e fiamme i valori borghesi e religiosi, come ora, in cui in contesti quanto più conservatori è tanto più difficile sfuggire all’omologazione e conformazione.

Così Baudelaire si ribella, e potremmo dire che lo fa anche chi Baudelaire lo legge: i Fiori diventano un urlo contro la repressione morale, sessuale e religiosa, per questo ciclicamente, soprattutto in epoche in cui c’è bisogno di prendere le distanze dai regimi di controllo sempre più presenti, ritornano una lettura salvifica.

Salvifica anche per chi, come il poeta, non vuole identificarsi con la massa sociale e le sue imposizioni, ma ne soffre allo stesso tempo la distanza. Frenetica, soffocante, disunente, eccessiva, Parigi è lo sfondo perfetto per quella sensazione di separazione totale dall’altro e di solitudine. Emblematica, ad esempio, Les Fenêtres, poesia in cui Baudelaire osserva la finestra dell’appartamento di uno sconosciuto e immagina le vite vissute oltre quel vetro, sentendo appieno curiosità per l’altro e soffrendo per la totale separazione da esso.

Dynamic 1 AMP

E a distanza di secoli quei vetri sono ancora intatti: la nostra è un’epoca che l’altro ancora lo vede attraverso delle barriere, che, anzi, fa leva sulla paura di quell’altro da cui cerca di prenderne quanto più possibile le distanze. Così i Fiori diventano l’opera di quelli che non si sentono il tutt’uno di una società sempre più separatrice, che sono immerse nel proprio mondo interiore e non sanno, forse non vogliono, uscirne a costo di rimaner nel proprio mal; ma è anche quella di coloro che, ancorati nella propria esistenza, annaffiano i fleurs che si intrufolano fra i frammenti delle proprie anime, perché – come scrive Marcel Proust in “Alla ricerca del tempo perduto” – «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».

In Les Fleurs du Mal Charles Baudelaire ha messo tutto se stesso («In questo libro atroce ho messo tutto il mio cuore, tutta la mia tenerezza, tutta la mia religione (travestita), tutto il mio odio») e si è offerto, a contemporanei e posteri, come uno specchio della condizione umana intera a cui rivolgersi quando si perde l’essenza primaria dell’esistenza, come un ricordo che essa è fatta di mali e fiori, non distinti bensì faccia di una stessa medaglia.

FloorAD AMP
Exit mobile version