Leda Erente e la bellezza che salva il mondo

Dialogo con Massimiliano Bardotti su "Questa notte non posso aprire gli occhi", la raccolta di poesie presentata domenica a Vald’O, a San Quirico d’Orcia.

Leda Erente e la bellezza che salva il mondo
In foto Leda Erente e Massimiliano Bardotti
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22 Maggio 2025 - 11.38


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di Luisa Marini

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Leda Erente, classe 1977, originaria di Firenze, vive a San Giovanni d’Asso. Arriva vestita di un sorriso aperto e disarmante, accoglie e ringrazia i presenti con gentilezza; parlando e leggendo le sue poesie, conquista con la sua consapevolezza e lucidità. Spiega che Questa notte non posso aprire gli occhi è una specie di conversione, nel senso di rivolgere lo sguardo dentro di sé, invece che all’esterno, di portarlo dentro.

Leda Erente parla della bellezza che salva, del suo rapporto intimo con la natura e gli animali, che sono dentro di essa e la comprendono. Dice che, dalla natura, ha imparato più che dai libri: perché siamo noi dentro il suo sguardo, non il contrario. Le sue poesie prendono vita alla lettura, e si scoprono concrete, quasi materiche: ascoltandole, sembra di sentire gli odori, i sapori, lo scorrere dell’acqua, la terra, si viene proiettati proprio lì.

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Massimiliano Bardotti, curatore della raccolta Questa notte non posso aprire gli occhi (Firenze Libri), domanda alla poetessa se il ritorno a questa relazione con la natura potrebbe aiutarci a ritrovare una nostra intimità, un nostro modo di essere, che possa in qualche modo salvarci dalla deriva in cui ci siamo infilati; la Erente risponde: “La natura in questo ti può veramente aiutare a ritrovare la tua voce”. E lui insiste: “Quindi anche a ritrovare chi siamo?”

La poetessa annuisce e spiega “Si; io dico sempre: se entri in relazione con la natura, devi essere innanzitutto te a chiedere il permesso. Quando entri per esempio in un bosco, o comunque in un luogo che è pieno di vita, se ti relazioni e ti avvicini alla natura in questo modo, essa ti rivela tutti i suoi segreti e ti mette tutte le risposte davanti, ti apre infinite possibilità. Però va fatta una scelta, non si può attraversare il bosco senza pensare di entrare in un organismo vivente di cui tu fai parte, sei un frammento”.

Si sente proprio come tutto torna a essere sacro” commenta Massimiliano Bardotti, e poi, dato che Leda Erente è anche un’insegnante, le domanda: “La poesia potrebbe essere utile nella scuola, ai ragazzi e alle ragazze, anche ai professori? E, se sì, in che modo?”

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“Ho avuto l’occasione di fare un laboratorio di poesia con classi delle medie per un concorso promosso dal Comune di Montalcino, e devo dire che i ragazzi mi hanno sorpreso tutti, anche quelli un po’ più deboli, perché hanno una connessione al linguaggio poetico, lo sanno decifrare. La poesia è un linguaggio che ha familiarità con le fragilità; bisogna sempre ricordare di partire da quello che siamo, da dove siamo in quel momento, e lasciarsi trovare nelle nostre fragilità, la poesia ci aiuta in questo. I ragazzi più grandi iniziano ad avere più sovrastrutture che mi permettono di accedere meno facilmente, meno immediatamente alla fonte poetica. Però una ragazza che ha ricevuto un secondo premio, che ha tante fragilità, era contentissima di questo riconoscimento, e sta iniziando a scrivere un libro, ovviamente con l’entusiasmo dei ragazzi di undici anni; non so se lo porterà avanti, però già vedere che si accende una luce in quegli occhi, ti dà l’impressione che il suo essere abbia finalmente trovato un’accoglienza, perché alla fine questi ragazzi hanno un grande bisogno di essere ascoltati, di essere visti, e la poesia, attraverso il simbolo, può essere uno strumento molto utile perché dà loro la possibilità di mettere in ordine questo armadio confuso delle loro emozioni, dove tutto è caotico e non sanno dargli un nome”. Il curatore ricorda la frase tratta dalla poesia di un ragazzino di seconda media, ascoltata di recente a un premio di poesia a Riccione, il mio cuore è un covo da riordinare”.

“Loro hanno bisogno di ritmi da seguire – risponde Leda Erente- hanno bisogno di una guida. I ragazzi non hanno difficoltà a fare il vuoto, noi abbiamo più difficoltà nello spogliarci delle nostre aspettative e intenzioni, loro non hanno aspettative o intenzioni, loro fanno, vivono, hanno questa pienezza di vita che consente loro di entrare in una connessione veloce, rapida. Prima bisogna incontrarsi, poi si possono incontrare gli altri. La poesia la vedi proprio dentro di loro, attraverso la poesia i ragazzi trovano un codice, un linguaggio pieno di simboli che permette di arrivare a quella parte misteriosa, perché la poesia indaga il mistero”.

Il padre di Leda Erente interviene dicendo che la cosa più bella che lei sta facendo è appunto far vedere ai suoi alunni un mondo che diversamente non vedrebbero, e questo li fa crescere, e questo può succedere solamente in queste zone, perché nelle grandi città queste cose si perdono, i ragazzi non riescono fin dall’inizio a percepirle, e quindi la bellezza della natura si perde. Qui la natura è a portata “di zampa”, conferma l’autrice, gli alunni hanno ben presenti i tempi della natura; invece, in città è tutto molto caotico, più veloce, e sottolinea come “Bisogna farsi custodi di questo sguardo, allenare ad avere uno sguardo che sa meravigliarsi”.

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A un intervento del pubblico, la poetessa spiega il suo metodo di scrittura: “Io conosco le cose solo se ne faccio esperienza, e quindi non posso mettermi a tavolino e scrivere. Poi la poesia sceglie lei quando arrivare, e io mi metto in azione. Per me la contemplazione è qualcosa di molto fisico, perché altrimenti non potrei scrivere niente, se non faccio l’esperienza; ci sono immagini che ti colpiscono Ti dici: come sarò stupita oggi? Per esempio, l’altra mattina c’era uno sciame di luce: era la luce, ma sembravano tante api che passavano sotto la finestra chiusa, sembrava proprio che uno sciame di luce entrasse nella stanza. Quelli sono i regali che mi rendono grata”.

Scrive Massimiliano Bardotti nella prefazione al libro: “Questo è lo sguardo necessario a questi tempi, e non possiamo chiederlo a nessun altro se non ai poeti. Uno sguardo traboccante misericordia, amore, bellezza. Perché la bellezza è nel mondo, la bellezza è ovunque, la bellezza è presente nella nostra vita ma non siamo più in grado di scorgerla e quindi non siamo più in grado di lasciarci curare da lei”.

La copertina della raccolta

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