Laguna di Venezia: terminati gli 'scavi di comunità' a Lio Piccolo

Si è conclusa ieri l'attività 2024 di scavo archeologico sulla Villa Romana del sale nel sito di Lio Piccolo, a Cavallino-Treporti.

Laguna di Venezia: terminati gli 'scavi di comunità' a Lio Piccolo
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30 Giugno 2024 - 20.38


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La campagna di scavo archeologico “di comunità è stata portata avanti dal progetto ‘Vivere d’Acqua, archeologie tra Lio Piccolo e Altino’, diretto da Diego Calaon, coordinato da Daniela Cottica (Università Ca’ Foscari di Venezia) e realizzato in collaborazione con il Comune di Cavallino-Treporti e la soprintendenza ai Beni archeologici per il Comune di Venezia e laguna dal 2019.

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‘Vivere d’Acqua’ ha incontrato le finalità del PNRR  (Cultural Resources for Sustainable Tourism) che mira alla creazione di mappe di comunità e di narrative partecipate per un turismo sostenibile integrato legato ai beni culturali.

Numerosi incontri di comunità, dallo scorso inverno, hanno accompagnato gli archeologi fino allo scavo condotto tra aprile e giugno, che nelle ultime quattro settimane è stato aperto al pubblico, con quasi 20 appuntamenti tra ‘aperitivi archeologici’ a bordo scavo, conversazioni e incontri con il pubblico.

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Il cantiere archeologico è stato trasformato in un palcoscenico dove comunità, turisti e archeologi si sono confrontati intorno ai temi quali la ricostruzione del paesaggio antico, le modalità di fruizione del patrimonio culturale lagunare e la sostenibilità dell’uso turistico di questi fragili spazi.

La struttura è la cosiddetta ‘Villa Romana’ di Lio Piccolo, rivolta verso l’interno dell’attuale laguna, che dava le spalle a dune di sabbia forse alte anche più di 10 metri che, poco più di cento metri a oriente, separavano questo spazio produttivo dal mare e dalle onde.

La pesca è una delle attività della struttura: i pesi in piombo e i pesi in terracotta per le reti, la presenza di una vasca (forse un vivarium) dall’area dello scavo subacqueo, ci indicano che il pesce era una risorsa fondamentale.

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Nel retro del complesso vi è un grande magazzino a piattaforma ligneo, che ipotizza la produzione del sale, che si accorda ai rinvenimenti in zona di molti argini con anfore, che delimitavano probabilmente spazi salinatori.

In questa campagna di scavo sono stati ritrovati dei vani (cubicola) di poco meno di 3 metri per lato, stanze da letto e di servizio per chi faceva funzionare la struttura, vi lavorava e risiedeva in maniera permanente, lavoratori di età romana, servi e schiavi.

A pochi metri di distanza altri ambienti, allineati con queste stanze ma più ampi e affacciati sull’acqua di un grande canale che conduceva dal mare ad Altino, pavimentati in antico in mosaico.

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La “spoliazione” definitiva della Villa è avvenuta nel tardo VI secolo-inizio VII secolo d.C., quando è stata definitivamente abbandonata e tutti i materiali edilizi sono stati recuperati per riusarli.

C’è poi un lungo edificio realizzato con una tecnica unica, che quasi non ha paralleli e confronti nel resto del mondo romano: ligneo, posto alle spalle della villa, che offriva spazio di stoccaggio e un’area di lavoro di grandi dimensioni.

La monumentalità dei pali in legno ci lascia pensare che la costruzione sia stata dettata dalla necessità di stivare merci e prodotti di grande peso (probabilmente dei sacchi di sale).

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