di Marcello Cecconi
Arriva e canta “Terra promessa” e alla fine fa riferimento ai bambini che soffrono nelle guerre di oggi. Era giovanissimo e ora è nonno. Eros Ramazzotti arrivò sul palco di Sanremo il 3 febbraio 1984 fra le “Nuove proposte” come ventenne romano in giubbotto di pelle, tshirt e jeans per cantare Terra promessa e c’è tornato stasera in ……. per cantarla ancora. Stesso palco, dopo quarant’anni, un altro pubblico e nuove emozioni.
Stavolta è un ospite che celebra un compleanno importante e che vuole approfittare della ribalta musicale italiana più importante per tenere caldo il suo rapporto con gli ammiratori. Nessun monologo, lo aveva detto anche al Corriere della Sera che lui sarebbe venuto a Sanremo solo per cantare: “Anche se non vendo più i dischi che vendevo in passato, sento una bella curiosità attorno. È bello, non è facile restare nella testa della gente. E questo è il mio modo per dire ‘sono ancora qui’ e per ringraziare tutti. Artisticamente sono nato su quel palco e festeggerò cantando “Terra promessa” e basta: Sanremo è il Festival dei cantanti in gara».
Eros Ramazzotti, più che un cantautore è considerato fra gli artisti di maggior successo nel panorama della musica leggera italiana e, di conseguenza, rappresentante del pop rock e del pop latino a livello internazionale dagli anni ottanta in poi. Consacrato anche con duetti memorabili con star di oltre oceano come Tina Turner o Joe Cocker.
È nipote di uno dei più famosi “stornellatori” dei Castelli Romani ha avuto l’onore di essere il primo italiano ad esibirsi al Radio City Music Hall di New York. Tanti i successi tra i quali Più bella cosa, Cose della vita, Un’altra te, Se bastasse una canzone, Adesso tu, Quanto amore sei. L’aurora, Stella gemella, Un’emozione per sempre. Intorno all’ultimo lavoro, l’album Battito infinito, ha costruito il World Tour Première che lo ha visto arrivare negli Stati Uniti e Canada, dopo alcune date in America Latina, e terminare nella primavera-estate scorsa con le tappe italiane.
«Ho vissuto felicemente tutte le mie relazioni, ma senza costruirne una duratura -dice ancora al Corriere della Sera – diciamo che ho sempre avuto delle famiglie allargate e che mi ci sono trovato bene». Un sessantenne che tiene il palco ancora con energia anche se l’essere diventato nonno lo ha fatto riflettere: «Sì, ma è un’esperienza fantastica. Gli ho già regalato una chitarra. Una vera. Anche se so che la scasserà subito, mi piace l’idea che scopra gli strumenti».