In un vibrante discorso durante l’evento Pordenonelegge, l’autrice Viola Ardone ha presentato il suo ultimo romanzo, “Grande Meraviglia,” pubblicato da Einaudi, che esplora l’oscuro capitolo della storia italiana legato ai manicomi.
Molte donne, ha spiegato l’autrice, venivano confinate in manicomio perché chi ne deteneva la tutela giuridica – spesso padre o marito – le riteneva inadatte a vivere nella società o desiderava sbarazzarsi di loro. La protagonista del romanzo, uscendo dal manicomio chiamato Mezzomondo, scopre che la realtà al di fuori non è così diversa.
Ardone mette in evidenza il contrasto tra il sistema manicomiale, in cui ogni individuo aveva una diagnosi specifica, e il mondo esterno, dove tutti sembrano “matti” ma reprimono la propria follia. Il romanzo offre uno spunto di riflessione su come si possa uscire da un luogo del genere non solo fisicamente, ma anche mentalmente. Elsa, la protagonista, si trova di fronte alla libertà ma non sa come affrontarla.
L’autrice sottolinea l’importanza della legge Basaglia nella chiusura dei manicomi, ma anche l’assenza di un collegamento tra il passato e il presente, un processo che ha richiesto vent’anni per essere completato. Ardone ha condotto approfondite ricerche, esaminando cartelle cliniche e archivi dei manicomi, scoprendo storie simili ma uniche in sé. Il romanzo non è una storia vera, ma rappresenta una realtà plausibile.
Un altro aspetto emozionante dell’esperienza di Viola Ardone è stata la sua adozione da parte degli studenti del reparto disturbi psichiatrici dell’Ospedale Regina Margherita di Torino nell’ambito di “Adotta uno scrittore.” Questo incontro ha evidenziato come, in un’epoca diversa, questi giovani sarebbero stati emarginati, ma oggi hanno l’opportunità di superare le proprie sfide e reintegrarsi nella società, svelando la trasformazione e la speranza alla fine di un lungo tunnel di ingiustizia.