Al Toronto International Film Festival, l’attrice Kasia Smutniak segna il suo debutto alla regia con il suo documentario “Walls”. Presentato in anteprima mondiale il 10 settembre, è da poche ore uscito il trailer su Variety. Il documentario di Smuntniak viene descritto come un intimo “diario di viaggio” nel suo paese d’origine, la Polonia.
Nel suo peregrinare visivo, il viaggio di Smutnik si configura come un viaggio diviso da muri di varie fattezze: quello davanti alla finestra della casa dei nonni a Łódź, dove la regista giocava da bambina, che era il muro del cimitero ebraico nel ghetto di Litzmannstadt; quello contro i migranti, che arrivano da terre lontane attraverso Puszcza Białowieża, la foresta più antica d’Europa, confine impenetrabile. Muri, alcuni invalicabili e spesso invisibili, contrasto netto tra chi è oggetto di empatia e chi, invece, ne è privato.
Attraverso la cinepresa di Smutniak, il pubblico ha l’opportunità di penetrare nella cosiddetta “zona rossa”, un’area proibita situata nel cuore della foresta di Białowieża. Questo ambiente, caratterizzato dalla sua ricca biodiversità e presenza di branchi di lupi, si rivela, paradossalmente, come luogo di intrappolamento per i migranti disperati.
“Walls”, scritto a quattro mani da Kasia Smutniak e Marella Bombini, si configura come una preziosa produzione firmata da Domenico Procacci, Laura Paolucci e dalla stessa Smutniak. Il film, una collaborazione tra Fandango e Luce Cinecittà, non solo solleva questioni cruciali, ma si prefigge anche di offrire un’occasione di riflessione sulle barriere che definiscono e, talvolta, limitano il nostro mondo condiviso.
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