Palio di Siena, tutto quello che c'è da sapere: cavalli, fantini e rivalità

Un rito che sa conservare il suo profilo storico e sempre rinnovarsi. I tempi e i modi della Festa: non valgono le regole dello sport né il bon-ton. La lezione di quello corso a Luglio: come il mare, il Palio non perdona chi non ha un timore reverenziale.

Palio di Siena, tutto quello che c'è da sapere: cavalli, fantini e rivalità
Palio di Siena
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Maurizio Boldrini Modifica articolo

15 Agosto 2022 - 19.28 Globalist.it


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Il palio è un rito con le sue pratiche e le sue norme codificate da secoli, con i suoi tempi (i quattro lungi giorni che vanno dall’assegnazione dei cavalli alla corsa del 16 agosto), i suoi ritmi (le prove del mattino e del pomeriggio), con le sue magie (la benedizione del cavallo in chiesa e le molte pratiche scaramantiche) e con le sue regole che stravolgono tutte quelle del sano agonismo sportivo (qui arrivare secondi è un risultato da prender purga) e il bon-ton cavalleresco che è gettato alle ortiche (qui i fantini si comprano e si vendono, alle contrade o l’un l’altro). Qui si fanno le parti, cioè si fanno i partiti, dove è lecito fare e disfare alleanze a proposito delle specifiche vicende di quel determinato palio e dove solo il gergo è simile a quello della politica. Fare e disfare gli accordi qui presuppone l’arte dell’analisi strategica e tattica e della conseguente rapida decisione. In genere i quattro giorni servono anche a questo: una volta conosciuto il cavallo avuto in sorte, e una volta deciso il fantino che lo monterà, ci si muove a tutto campo. Decisiva è la notte prima della corsa. Nessuno si scandalizza di questo, come spesso invece accade in politica, dove i leader che cercano intese o accordi con altre forze sono spesso descritti come uomini privi di polso.  Anzi il Capitano che sa fare i partiti spesso porta poi in contrada l’amato drappellone o, nel peggiore dei casi, un mucchietto di soldi che tanto bene fanno al futuro di ogni contrada.  

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Ci sono voluti secoli e secoli perché la festa assumesse la fisionomia che ha assunto: ora, assecondando i tempi del viver civile; ora, anticipando alcune pratiche che poi sono diventate norma anche nella società. E ogni palio, data la stratificazione storica della festa senese, è un palio a sé. Quello che abbiamo alle spalle, del 2 luglio, è stato a dir poco particolare: una specie di corsa a eliminazione dove a vincere era il fortunato, o il forte, che restava in piedi. L’ha spuntata il Drago, vincendo per un’incollatura sulla Torre che ha dovuto subire lo smacco, d’esser seconda.  

Quel Palio fu una sorta di ragnatela degli errori e orrori: nella gestione da parte dell’autorità comunale, nel decisionismo dei capitani nello scegliere di puntare su troppi cavalli che mai avevano assaggiato il tufo di piazza, infine nella scelta di un mossiere inadatto a misurarsi con la terribile e urticante pratica del dare la mossa al palio di Siena. Per settimane non s’è fatti che parlar d questo. Poi il caldo sole estivo ha placato gli animi e donata un po’ di saggezza a molti, se non a tutti. 

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Ecco che per questo palio agosto si presenta molto diverso dal precedente.

Intanto a competere per la vittoria vi sono ben tre coppie di rivali storiche: Nicchio versus Montone, Tartuca versus Chiocciola e Leocorno versus Civetta. Poi ci sono cavalli già molto conosciuti e apprezzati come il “biondo” Remorex che ha già dalla sua, due pali vinti, entrambi da scosso, che è andato in sorte alla Tartuca e Viso d’Angelo finito nella rivale Chiocciola o il vincitore di Luglio, Zio Frac, che è nella stalla del Nicchio una delle contrade più vogliose di vincere. Insomma un lotto di cavalli completamente diverso da quello di Luglio con solo tre esordienti che peraltro si erano messi bene in mostra durante le prove. Anche le scelte dei fantini non hanno sortito sorprese con Tittia, l’ultimo pluri-vittorioso che ha fatto una scelta di cuore, montando Violenta da Clodia per il Leocorno. Infine il mossiere: è tornato Bartolo Ambrosione che sembra intenzionato, almeno da quello che si è visto fin qui, a non far stare i cavalli troppo a lungo tra i canapi per non innervosirli e a cogliere al volo la prima occasione per abbassare i canapi. 

Concordo con la metafora suggerita da Pino di Blasio sulla Nazione di ferragosto: ” Il Palio è come il mare, non perdona chi non ha il timore reverenziale versi di esso. E il copione di agosto, finora, è l’esatto contrario di quello di luglio”.

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