Nel mondo della fotografia, un tempo anch’esso ostico all’ingresso di donne come autrici invece che modelle, una reporter e ritrattista entrò già nel 1955 nell’olimpo allora giovanissimo dell’agenzia Magnum, riconoscimento massimo per chi raccontava il suo tempo con le immagini: Inge Morath.
Austriaca, nata a Granz nel 1923, poliglotta, morta a New York nel 2002, dimostrò una capacità di adattamento e comprensione verso luoghi e culture che gli esperti dicono impressionante: la sua capacità linguistica le facilitò gli incontri con ogni tipo di persone in tutto il mondo (nel 1972 apprese perfino il mandarino), fotografò Marilyn Monroe sul set ma Henry Miller si innamorò della fotografa lasciando la diva del cinema. Adesso, dopo una tappa dal febbraio al giugno scorsi alla Casa dei Carraresi di Treviso, la prima retrospettiva italiana sulla fotografa, curata da Marco Minuz, Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl, è al Museo di Trastevere di Roma da oggi 30 novembre fino al 19 gennaio 2020. Ed è una buona opportunità per scoprire il talento di una fotografa capace di un ampio registro tanto nel ritrarre celebrità come persone come tutti noi. Ed era abile anche nel cogliere le bizzarrie del reale, come quando inquadrò un lama che sporgeva con il suo simpatico muso dal finestrino di un’auto nel bel mezzo di Manhattan, a Times Square.
“Inge Morath. La vita” raccoglie circa 140 foto e documenti suddivise in dodici sezioni comprese ritratti della fotografa stessa scattati da Henri Cartier-Bresson, del quale fu assistente nel 1953-54 dopo aver iniziato a dedicarsi alla fotografia nel 1951, e da un attore come Yul Brinner.
Tra i suoi reportage, gli organizzatori rilevano i “preti operai” per la Magnum Photos a Parigi, del 1953, Venezia nell’autunno 1955 per il volume “Venice Observed” della storica dell’arte Mary McCarthy, le case di Boris Pasternak e Cechov, la biblioteca di Puskin (inquadrò anche la camera da letto di Mao), in Spagna, in Medio Oriente, negli Stati Uniti … “La sua conoscenza di diverse lingue straniere le ha permesso di analizzare in profondità ogni situazione e di entrare in contatto diretto e profondo con la gente. Preparazione, conoscenza, empatia”, riferiscono i curatori nella cartella stampa.
Era una fine ritrattista. I curatori ricordano che nel 1960 ritrasse a Roma l’attrice e modella Rosanna Schiaffino e non possono non ricordare un incontro “fatale”. In quello stesso anno Inge Morath accompagna Cartier-Bresson a Reno sul set de Gli Spostati, il film con Marilyn Monroe e Clarke Gable diretta da John Huston. La fotografa coglie Marilyn che da sola, fuori dal sett, prova dei passi di danza. Ma durante le riprese Inge Morath incontra lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller, sceneggiatore della pellicola, che allora stava con l’attrice. Nel 1962 Miller e la fotografa si sposeranno.
Oltre ad aver fotografato artisti come Henri Moore, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, scrittori come André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth, il compositore Igor Stravinskij, attrici come Audrey Hepburn, leader quali Fidel Castro, Inge Morath, ricordano i curatori, fu soprattutto una viaggiatrice instancabile. E anche questo vuol documentare la retrospettiva.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Organizzazione: Suazes, in collaborazione con Fotohof e Magnum photos, e con il supporto di Zètema Progetto Cultura. Catalogo: Silvana editoriale.
Il Museo di Roma in Trastevere