In una Venezia funestata dalla pioggia e sul filo dell’acqua alta ieri, domenica 24, la Biennale arte 2019 ha tirato giù il bandone dichiarando 593.616 visitatori dopo sei mesi di apertura dall’11 maggio. Nella pre-apertura lunga quattro giorni, a inviti per la stampa e addetti ai lavori, ha contato 24.762 persone. Ed è stata una Biennale che ha visto una forte presenza di artiste sia nella mostra principale “May You Live in Interesting Times”, curata dal nordamericano Ralph Rugoff che su 79 autori ha voluto un sostanziale fifty-fifty tra donne e uomini, sia in più padiglioni nazionali arrivati a una quota totale di ben 90. La Biennale ci tiene a rimarcare la forte percentuale di giovani under 26: il 31%. È un dato incoraggiante, frutto di una strategia che punta a formare ed educare alla conoscenza i ragazzi e coltiva rapporti con scuole a partire dall’infanzia, università e accademie di belle arti.
Cambiamenti climatici e il barcone che fa arrabbiare i leghisti
I quasi 600mila visitatori si sono confrontati con altre due urgenze ricorrenti in più spazi: il tema dei cambiamenti climatici e di una Venezia che sta finendo sott’acqua è emerso con frequenza direttamente o con allusioni; l’urgenza delle migrazioni lo ha esemplificato il barcone naufragato il 18 aprile 2015 con molte centinaia di migranti affogati e dispersi portato all’aperto all’Arsenale dallo svizzero Christoph Büchel invitato da Rugoff. L’artista ha intitolato l’installazione del relitto squarciato «Barca Nostra» obbligando a pensare al “Mare Nostrum” e scatenando la reazione irata e quasi scontata dalla Lega allora, quando a maggio scorso era solidamente al governo.
Baratta: “Un’istituzione per una società libera, aperta e consapevole”
Dunque quasi 594mila visitatori per la 58esima esposizione internazionale: meno dei 615mila del 2017, curata da Christine Macel, più dei 500mila del 2017, ma il disastro dell’acqua alta ripetutosi più volte ha distolto molti da una visita alla mostra e da Venezia negli ultimi due fine settimana solitamente tra i più affollati dell’arco espositivo. Con questa conclusione si chiude anche il ciclo di Paolo Baratta presidente dell’ente che ha ampiamente rinnovato l’ente veneziano il quale, ricordiamolo, si occupa anche della mostra del cinema, di teatro, danza e architettura e ha un archivio preziosissimo.
“Si è interpretato il ruolo della Biennale come quello di un’istituzione impegnata a promuovere una società libera, aperta e consapevole”, dichiara tra l’altro il presidente nella nota stampa. “I visitatori sono diventati il partner principale della Biennale. Da essi viene un contributo decisivo per il mantenimento di condizioni di autonomia e libertà”. Un messaggio che chi nominerà il successore speriamo ascolti. Perché la nomina dipende dagli scenari politici.
Chi raccoglie l’eredità
Il “regno” pluriennale di Baratta si conclude: ha avuto la capacità d rinnovare l’ente con sguardi ad ampio raggio e ha affidato più volte la direzione delle mostre a figure femminili. Per i successori sulla stampa sono circolati i nomi di Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, e Giovanna Melandri, già ministro dei beni culturali, presidente del museo delle arti contemporanee Maxxi a Roma. Chiunque sarà dovrà raccogliere l’eredità con altrettanta apertura e conoscenza del mondo contemporaneo.
Il sito della Biennale arte 2019
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