Dai contadini con carro e fiaschi a una Venezia ancora vuota di turisti, dai lavoratori di una fabbrica alla piazza di Siena d’inizio ‘900, sono in vendita i cinque milioni di foto e le oltre 220mila lastre della Alinari, la società di fotografia fondata nel 1852. Sono in vendita ma non al miglior offerente. Questa vera miniera dell’immagine sulla storia d’Italia e non solo d’Italia non lascerà Firenze, come più testate hanno erroneamente scritto, e non verrà dispersa: la società Fratelli Alinari Idea SpA guidata dal commendator Claudio De Polo ha proposto alla Regione Toscana di acquisire archivi e immagini; l’amministrazione guidata da Enrico Rossi e con Monica Barni assessore alla cultura e vicepresidente come registi ha intelligentemente risposto sì con beneficio di valutazione sul prezzo. Come naturale, trattandosi di soldi pubblici.
Parte la trattativa
Occorreva quindi il parere scritto del Ministero per i beni e attività culturali. Dopo una quarantina di lunghi giorni d’attesa, il dicastero ha dato risposta positiva lunedì 10 (e per una stima di 12 milioni, riferisce la cronaca fiorentina di Repubblica).
La Regione può procedere ed è buona cosa che un simile capitolo resti in mano pubblica. Adesso parte la trattativa: non sarà semplice né breve, però parte. Resta un capitolo essenziale però di cui tener conto: la società conta 22 dipendenti, undici verranno riassorbiti dalla Alinari stessa, per altri undici si prospetta lo spettro del licenziamento.
Pertanto ha ragione Beppe Luongo, segretario generale Slc della Cgil Area Vasta per Firenze, Prato e Pistoia, ad appellarsi agli enti pubblici affinché non dimentichino quei lavoratori con capacità e conoscenze d’archivio non comuni. Tra l’altro anche Dario Nardella, prima di venir confermato sindaco del capoluogo toscano al primo turno del 26 maggio, in pubblico ha manifestato un impegno del Comune su Alinari.
Lo sgombero, la stima e la permanenza a Firenze
Per almeno un anno quelle foto staranno intanto nei caveau della società Art Defender a Calenzano super – protetti e in condizioni di sicurezza. La Alinari sta lasciando il palazzo il Largo Alinari: la società reputa la sede ormai inadatta per mancanza di spazio e perché afferma che lo smog danneggia foto antiche e lastre. Entro il 30 giugno la Alinari avrà terminato lo sgombero. Intanto per le trattative ha una stima depositata in tribunale: 138 milioni, indicata da Italo Zannier, uno dei maggiori storici della fotografia.
La stima risale al 2008. L’anno scorso la soprintendenza archivistica della Toscana ha debitamente vincolato l’intero patrimonio (magari stupisce che si sia dovuto attendere il 2008) e un vincolo, che impedisce la vendita all’estero e la dispersione, se incrementa il valore storico e artistico ne diminuisce quello strettamente economico.
Barni e De Polo
«Il ministero ci ha mandato una nota e una relazione in cui dà una valutazione economica congrua. La Regione è intenzionata ad andare avanti, l’operazione sarà complessa anche perché ci sono tutte le questioni della conservazione, della gestione e della valorizzazione, ma siamo pronti», commenta all’agenzia Ansa Monica Barni.
«Abbiamo lavorato con la Regione affinché Alinari resti dove è nata, a Firenze – conferma de Polo a globalist – Possiamo tenere undici lavoratori perché la Alinari Spa continua le sue attività di copyright e valorizzazione. Stiamo studiando con la Regione forme per valorizzare gli altri undici: è un gruppo importante da non disperdere per le sue capacità».
Luongo della Cgil: salvate i posti di lavoro
Annota al riguardo Luongo della Cgil: «Oltre al patrimonio di immagini, c’è un patrimonio umano, fatto di persone, a maggioranza donne, che rischiano il posto e che hanno identificato la loro cittadinanza sociale con il lavoro fatto fino ad oggi e con quella cultura dalle radici profonde. Per il sindacato questo patrimonio umano ha pari dignità con qualsiasi altro patrimonio, materiale e/o immateriale. Confidiamo e richiediamo ostinatamente che l’impegno della Regione Toscana vada a buon fine e che alle parole del sindaco Nardella possano seguire azioni e fatti concreti convergendo su ogni possibilità di impiego, continuativo o alternativo per far vivere e rivivere sia il patrimonio Alinari che quello delle persone in carne ed ossa».
La sede di villa Fabbricotti
Infine, dove andranno quei milioni di immagini? Una possibile sede è stata individuata, benché non potrà essere sufficiente per quei filoni d’oro di foto: villa Fabbricotti, che è della Regione e in città. I tempi saranno lunghi. Nel frattempo, per chi debba studiare le foto del secondo ‘800, del ’900 e d’inizio millennio, con le dovute richieste potrà studiarle nel caveau a Calenzano, a nord di Firenze vicino a Prato.