Tullio Pericoli non è soltanto il disegnatore che con tratti essenziali coglie il carattere della scrittura di tanti letterati e letterate viventi o del passato: Pericoli è anche un disegnatore che sa raccontare e interpretare cos’è un paesaggio, le colline, gli alberi, le pieghe della terra, l’orizzonte, i solchi dell’aratro. L’artista abita a Milano e, originario delle colline picene (è nato a Colli del Tronto), ad Ascoli Piceno tiene una vasta retrospettiva nel rinascimentale Palazzo dei Capitani nella magnifica Piazza del Popolo, nel centro della cittadina ben preservata: “Forme del paesaggio 1970-2018”.
A cura di Claudio Cerritelli, la mostra propone 165 opere eseguite dai primissimi anni ’70 a oggi fino al 2 maggio 2020 (non è un refuso) dove lo sguardo si focalizza in gran parte sulle colline marchigiane reinterpretate dall’artista. Tra i riferimenti pittorici viene da richiamare Paul Klee, ma è uno dei possibili indizi.
Dal ciclo delle “geologie” (1970-1973) che hanno qualche richiamo con la pittura informale alle vedute realizzate con acquerelli, chine e matite su carta negli anni successivi, dai colli ai dettagli dei solchi sulla terra con opere fino al 2018, la prima sala invece espone lavori recenti ispirati ai paesaggi sconvolti dal terremoto del centro Italia del 2016, soprattutto una decina di quadri nati dallo sguardo su città distrutte come Arquata del Tronto nelle Marche meridionali e Accumoli nel Lazio. “Sono paesaggi di paesi e cittadine che si sono improvvisamente trovate ad avere un totale svuotamento materiale e interiore delle loro case”, ha detto l’artista in conferenza stampa ricordando come il suo legame con Ascoli e con le colline picene non si sia mai spezzato e che adesso ricompone in questa antologia personale.
Finanzia la mostra la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, il catalogo è pubblicato dalle Edizioni Quodlibet e contiene testi di Cerritelli e Silvia Ballestra.