Assunzioni, anche i Beni culturali a bocca asciutta per il 2019

A inizio mandato il ministro Bonisoli confidava di partire il prossimo anno, poi ha rinviato gli ingressi a partire dal 2020. E se l'Iva schizzerà saranno dolori per la cultura

Assunzioni, anche i Beni culturali a bocca asciutta per il 2019
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20 Dicembre 2018 - 18.11


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Il 10 luglio scorso all’agenzia di stampa Agcult il ministro per i beni e le attività culturali Alberto Bonisoli, 5 Stelle, annunciava un “cambio di passo” e assunzioni. Nella legge di bilancio 2019, quella ora in discussione, Bonisoli prevedeva più risorse per la cultura e soprattutto per assumere personale. Aveva parlato troppo presto: il maxiemendamento alla finanziaria blocca le assunzioni nell’amministrazione pubblica almeno fino al 15 novembre 2019.
Ancora: in un forum con l’agenzia Ansa del 12 dicembre scorso si rallegrava per una manovra economica che “ha innanzitutto evitato l’aumento dell’Iva, che avrebbe avuto un effetto disastroso sul Pil e quindi anche sulla spesa per la cultura”. Constatazione pertinente. Invece il pericolo che l’Iva spicchi il salto è concreto, come potete leggere qui: Punto per punto la manovra che prende in giro il popolo: aumento dell’Iva nel 2020

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Per salvaguardare l’arte e la storia del Paese l’immissione di forze fresche è determinante, l’età media del dicastero è superiore ai 56-57 anni, molti tecnici sono prossimi alla pensione e il ministro lo sa: il Mibac “è già sotto organico di 3mila persone e altre 3mila se ne andranno nei prossimi anni”, dichiarava la settimana scorsa all’Ansa.
Dario Franceschini, il predecessore, battagliando con il ministero dell’Economia e Finanze prima aveva ottenuto un concorso per 500 tecnici guadagnandone altri 500 in una mandata successiva. Storici dell’arte, architetti, archeologi e altri frutto di quell’intervento hanno già iniziato a rafforzare soprintendenze varie. Non sono sufficienti. Tuttavia i tempi si fanno lunghi e chi, in primavera o estate, sperava in rinforzi a partire dal prossimo anno dovrà ricredersi.
D’altronde lo stesso Bonisoli la settimana scorsa sempre all’Ansa diceva: vuole seimila assunzioni entro il 2023 “non tutte insieme, anche per non creare un tappo generazionale”. Giusto. Ma con quali risorse? Il ministro garantiva che arriveranno: “circa quattromila, in parte previste dal piano straordinario di assunzioni della Funzione Pubblica in parte previste nel decreto concretezza” con 500 ingressi dal 2020 e altrettante nel 2021. Arriveranno? O resteranno promesse?

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