Enrico Crispolti è morto. Se non siete storici dell’arte o il nome non vi rimbalza immediatamente alle orecchie, sappiate che è stato uno dei pionieri nello studio delle Avanguardie storiche e il Futurismo italiani, quindi sul primo ‘900, spogliandolo anche da una certa retorica, e ha saputo studiare e capire l’arte del l’800 come il dopoguerra e artisti quali Burri e Fontana con profondità. Era nato nel 1933 a Roma, dove è morto.
Tra i suoi tanti incarichi di professore, ha curato moltissimi volumi, mostre e soprattutto cataloghi sugli artisti; ha prestato particolare e meritoria attenzione agli archivi e ha collaborato a lungo con l’Unità come critico d’arte impegnato non solo in recensioni ma nell’affrontare problemi culturali e politici. Era stato allievo di due dei più profondi storici dell’arte, Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan.
Nel 1976 curò la sezione italiana alla Biennale di Venezia. Infatti tra i suoi studi figurano Lucio Fontana, Enrico Baj, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Mirko e Afro Basaldella, Alberto Burri. Nel 1971 pubblicò “L’Informale. Storia e poetica”, un volume scaturito non solo sulle opere di Emilio Vedova ma anche da un lungo confronto a quattr’occhi con il pittore. Conoscere in prima persona gli artisti era per lui essenziale.
L’Archivio Crispolti Arte Contemporanea