Osvaldo Licini è stato uno dei pittori più fantasiosi, più eterodossi di tutto il ‘900 italiano. Passato da una figurazione già movimentata e irregolare a un astrattismo geometrico e già vivace è approdato un’arte dove figure immaginarie si inserivano in paesaggi astratti e dagli accenni a orizzonti, cieli mari. Un autentico maestro del colore vissuto dal 1894 al 1958, Gran premio per la pittura alla Biennale di Venezia nell’ultimo anno di vita, l’artista gode adesso di una vasta retrospettiva nella città lagunare: la Fondazione Guggenheim raccoglie oltre cento opere nella mostra “Osvaldo Licini. Che un vento di follia totale mi sollevi” curata da Luca Massimo Barbero e in corso fino al 14 gennaio 2019.
Autentico esploratore di forme e cromatismi, da inserire nel clima europeo, l’artista ha lasciato la ben attiva casa-museo a Monte Vidon Corrado, in provincia di Fermo nell’entroterra marchigiano, e tra i personaggi da lui creati l’Amalassunta è stata perfino oggetto e spunto per un romanzo tra il realistico e il fantastico pubblicato da Pier Franco Brandimarte nel 2015 per Giunti Editore.
La Fondazione Guggenheim attraversa la sua vicenda in undici sale, in una “carriera caratterizzata da momenti di crisi e cambiamenti stilistici apparentemente repentini”. Il critico e curatore Luca Massimo Barbera vuole invece “mostrare la sostanziale coerenza di tale percorso: quelle che all’apparenza sembrano delle cesure si rivelano infatti tappe di un’esperienza singolare che risalta all’interno della storia dell’arte del Novecento per risultati di assoluto lirismo e poeticità”.
La rassegna comprende dipinti giovanili, dove si vedono ancora nitidi i paesaggi delle Marche a cui rimase legato, dopo di che passa alla fase più astratta degli anni Trenta quando “il suo linguaggio astratto atipico”, attento “a una geometria intrisa di lirismo”, come registra il testo della Guggenheim. Tra astrazione e figurazione, Licini esegue opere struggenti intorno a figure immaginarie che suonano come fili narrativi, e in fondo lo sono, l’Olandese volante, l’Amalassunta, l’Angelo ribelle, “tutti soggetti presenti nella mostra veneziana”, con l’obiettivo di restituire “le molteplici sfaccettature della personalità di Licini, dal lato lirico e contemplativo a quello più ironico e dissacrante”.
Tutti i giorni alle 15.30 il museo offre visite guidate gratuite alla mostra, “previo acquisto del biglietto d’ingresso”.