Stefano Miliani
È un errore eliminare la prima domenica del mese a ingresso gratuito nei musei statali, come ha annunciato il ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli. È un errore per più ragioni, la prima delle quali è che ha portato nelle raccolte d’arte e nei siti archeologici della loro città molti cittadini che in quei luoghi non andavano da anni o non sono mai entrati. Lo sostiene un addetto ai lavori che conosce bene i musei e i siti archeologici del Paese: Giuliano Volpe, archeologo, docente all’università di Foggia, che dopo essere stato membro del Consiglio Superiore dei beni culturali ha presieduto, su nomina dell’ex titolare del dicastero Dario Franceschini, l’organo scientifico e consultivo del ministero. Torna a essere membro del Consiglio come membro nominato dalle Regioni (quindi una scelta da amministrazioni di sinistra come di destra). Per inciso: Volpe non è rimasto fermo in un ufficio a Roma e ha invece saggiamente usato l’incarico per girare come una trottola e conoscere in maniera diretta o più approfondita i luoghi d’arte e i loro problemi.
Professore, come valuta l’annuncio del ministro? Ci risulta che tanti cittadini siano entrati nei musei della loro città grazie alla prima domenica gratuita.
Anche io conosco tante persone entrate in musei che non frequentavano grazie all’iniziativa. È stata indubbiamente un’intuizione felice. Tutta la strategia ha mirato a questo: non era rivolta alla piccola percentuale di persone colte e sensibili già frequentatrici di musei ma a quella percentuale molto più consistente della popolazione che per vari motivi non ci va.
Ha funzionato tutto? Bonisoli dice che serve un aggiustamento.
Nessuno pensava di aver risolto il problema. Non c’è dubbio che fosse necessario un aggiustamento. Mi auguro quindi che il ministro faccia quanto mi ha fatto intendere nel confronto che ho avuto e dove gli ho consegnato il resoconto sul Consiglio superiore.
Cosa le ha fatto intendere?
Che non intende smantellare quanto fatto di buono dalla precedente gestione ma aggiustare, migliorare, il che mi sembra ragionevole e anzi necessario. Dopo anni di sperimentazione è giusto valutare. Sono convinto che l’obiettivo, anche per Bonisoli, sia far conoscere il patrimonio culturale come qualcosa che appartiene ai cittadini, a più italiani possibili. Ma ribadisco: le domeniche gratuite sono uno di questi strumenti per cui trovo un errore abolirle.
Un aspetto critico dell’iniziativa?
Molti direttori hanno detto che quelle domeniche affollate rischiano di produrre una pressione eccessiva su musei e siti e non sempre garantiscono una visita di qualità proprio perché c’è troppa gente.
Lei cosa immagina si debba fare?
Si potrebbero introdurre anche altri sistemi. Ci sono gli strumenti: penso alle le card offerte a prezzi bassissimi a tutti. Non concordo con Vittorio Sgarbi che propone la gratuità per gli italiani e il pagamento per stranieri: è proibito per legge e, inoltre, discrimina. Almeno i cittadini dell’Unione europea.
Come vorrebbe la “card”?
Le vorrei a prezzi molto bassi per entrare in un museo tutte le volte che si vuole. Immagino per esempio una card con cui una famiglia può entrare al prezzo di una persona. Tutto ciò per favorire una familiarità con il museo. Inoltre tanti musei civili e di altro tipo si sono adeguati e ormai è una cosa attesa, conosciuta.
Il ministro vuol lasciar decidere ai direttori dei musei.
Non si può lasciare tutto all’autonomia dei direttori: vuol dire il caos. Oggi invece si sa che la prima domenica è gratuita. È il primo segnale del sistema museale nazionale che stiamo costruendo perché mette insieme gli oltre 470 musei statali più i moltissimi musei civici e di altra natura. D’accordo che la Pinacoteca di Brera a Milano e una piccola raccolta civica siano diverse, ma sapere che sono aperti gratuitamente nello stesso giorno è un segnale importante per i cittadini e la cultura. Il ministro in un video su Facebook dice che bisogna andare oltre per aumentare le possibilità di gratuità: allora ben venga, ma in aggiunta, non eliminando. Anche perché poi si crea confusione nel messaggio. Penso all’assessore alla cultura e vicesindaco di Roma Luca Bergamo il quale ha parlato di totale gratuità nei musei romani tutti i giorni.
Bergamo è in una giunta a Cinque stelle. Lo stesso partito di Bonisoli.
Infatti può sorprendere.
Si è detto: con le domeniche gratis perdiamo soldi.
È curioso. Leggo molti commenti oggi di tipo economico, tipo che il Colosseo ha perso molti soldi, si accusava le riforme Franceschini di mercificazione e oggi si toglie la gratuità per qualche milione in più?
Già che ci siamo sul ministero emerge un altro tema: Bonisoli ha parlato di seimila assunzioni nel ministero. Potrà farle?
Saremmo tutti felicissimi di seimila immissioni. Per effetto delle assunzioni di massa di fine anni ‘70 e inizi anni ‘80, arriva una valanga di pensionamenti. Franceschini era partito da 500 assunzioni, è arrivato a mille ed è stato un gran risultato. Vedo però che i seimila sono già diventati duemila nel prossimo anno e poi a seguire. Lo vedremo nella legge di bilancio, sarebbe un enorme risultato.
Questo governo potrà mantenere una promessa così?
A me sembra sovradimensionato l’insieme delle promesse e che confliggano anche sulla base delle dichiarazioni prudenti del ministro dell’Economia e Finanza Giovanni Tria. Dipenderà dalle scelte. Se privilegeranno la flat tax o il reddito di cittadinanza mi sembra difficile. Oltre tutto parliamo di migliaia di posti in un settore sentito tradizionalmente come poco importante dalla politica. Aspettiamo fiduciosi e vedremo: per festeggiare o restare delusi.
Lei ha scritto che sono però importanti anche i criteri delle assunzioni. Cosa intende?
Sconsiglierei immissioni di massa che poi bloccano tutto per anni. Il Mibac ha una pianta organica e si sa meglio del passato quante persone servono e dove. Allora si pianifichi e si facciano assunzioni continue e sistematiche, non tutte insieme. E si rivedano i sistemi di reclutamento. Bisogna tenere altissima l’asticella. Alcuni sindacati hanno richiesto una riqualificazione del personale interno ministero per cui non si richiede il possesso di titoli scientifici di alto livello e basterebbe una laurea triennale e alcuni anni di servizio: così chi ha fatto l’amministrativo per dieci anni può ritrovarsi a fare l’archeologo, lo storico arte o l’archivista avendo solo l’anzianità. Se non si abbandona questa logica da pubblica amministrazione vecchia e non si immettono giovani qualificati il Mibac non potrà essere all’altezza delle funzioni sempre più difficili e complicate che deve affrontare. È indispensabile quindi pensare non solo a quanti e quando assumere, ma soprattutto a chi, alle competenze: servono persone qualificate.
Un bilancio del ministro da quando si è insediato?
Ho ravvisato in Bonisoli disponibilità e apertura a darsi da fare, ma trovo molto difficile fare un bilancio: al di là delle dichiarazioni ancora non si coglie un indirizzo. Mi pare che il ministro non voglia destrutturare quanto fatto e ciò lo considero positivo. Ma non ci sono al momento atti concreti. Mancano le sue nomine dalle quali si capisce quale direzione vuole dare. Manca ancora il segretario generale, figura centrale perché coordina tutti i dirigenti, è il vero braccio operativo del ministero. Finora sono solo circolate voci su una persona esterna al dicastero. Il Consiglio superiore non è stato ricomposto e ha cinque membri nominati dal ministro, come ne hanno ben 14 i comitati scientifici.
Il caso La ruspa di Bonisoli sulla cultura: stop alle domeniche gratis nei musei