Palermo, "Manifesta" aperta alle genti contro il razzismo

Al via da sabato la Biennale "nomade". Il tema è il "giardino" per l'umanità. Dal performer nigeriano alle mostre collaterali, l'argomento Mediterraneo è centrale

Palermo, "Manifesta" aperta alle genti contro il razzismo
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12 Giugno 2018 - 18.05


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Da sabato 16 giugno al 4 novembre Palermo è teatro di una biennale d’arte e culture particolare, itinerante, aperta da sempre ai vari popoli d’Europa e agli incroci culturali e umani: Manifesta 12, dodicesima edizione di Manifesta appunto. Una biennale nomade e delle arti contemporanee che cambia ogni volta città.
La rassegna quest’anno comprende una cinquantina di pittori, scultori, video maker, performer, distribuiti in una ventina di luoghi per esposizioni, incontri, perfomance. Uno dei principi di fondo è: incrociare più culture. Contro razzismi e, implicitamente, per un’umanità aperta, contro i respingimenti che, anche se molti non lo pensano, danneggiano anche il paese che respinge.
Dal sito della biennale rilanciamo questo annuncio perché ci pare significativo: “L’artista e performer nigeriano Jelili Atiku cerca 60 collaboratori per la sua performance ‘Festival of the Earth’. La performance si ispira tanto ai rituali tipici della festa di Santa Rosalia che a quelli delle leggende Yoruba, e si articolerà in una processione che il 15 giugno 2018 attraverserà l’intero centro storico di Palermo. Se desideri fare parte della performance di Jelili, invia una mail a m12@manifesta.org con oggetto ‘Jelili Atiku performance’, e indica il tuo nome, cognome, età e un numero di telefono nel corpo dell’email. È previsto un piccolo onorario”. Da notare: che ci sia un piccolo compenso è quanto mai apprezzabile.

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Il giardino per l’umanità e per Palermo
Palermo è Capitale italiana della cultura per il 2018. Il tema ufficiale è “”Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza” “ispirato dal botanico francese Gilles Clément che nel 1997 ha teorizzato il mondo come un giardino di cui l’umanità ha il compito di essere giardiniere. Vent’anni dopo, la metafora del pianeta come giardino resta attuale, non come spazio controllabile ma come luogo in cui i giardinieri riconoscano la propria dipendenza dalle altre specie, confrontandosi con i cambiamenti climatici, temporali e sociali. Clément, con lo studio Coloco, partecipa a Manifesta con Becoming Garden, giardino urbano nel quartiere Zen alla cui realizzazione è stata chiamata la popolazione”. Giustamente la Lettura, inserto settimanale di culture del Corriere della Sera, nel numero uscito il 10 giugno parla, nel titolo, della “rinascita di Palermo”.

Il Mediterraneo dei russi Aes + F
Tra i tanti appuntamenti collaterali, nella Sala pompeiana del Teatro Massimo il gruppo russo Aes+F propone “Mare Mediterraneum” (in una mostra promossa dal Multimedia Art Museum di Mosca), aperta al pubblico da lunedì 18 giugno al 19 settembre. Il gruppo propone statuite di porcellana partendo da una riflessione che, nei giorni in cui Salvini impedisce alla nave Aquarius di attraccare in Italia con i suoi migranti, risuona ancora più urgente sul Mediterraneo: “La porcellana è sempre stata un simbolo di agio e comodità borghese. Le recenti ondate migratorie hanno messo l’Europa di fronte a un dilemma cruciale: accettare i rifugiati, permettendo loro di entrare a scapito del comfort materiale e psicologico dei loro ospiti; o rifiutarli, con un atto immorale, inumano e cinico, che minerebbe il fondamento etico e cooperativo dell’Europa stessa. Il comfort è sia fallibile che fragile, proprio come la porcellana. Conservate per generazioni in luoghi “alti”, lontane da possibili pericoli, le statuette di porcellana vengono sorvegliate attentamente, ma la loro fragilità ingloba la minaccia di perdita istantanea. Si frantumano in un attimo”.

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