Speriamo che Giorgia Meloni o i suoi fratelli d’Italia (non di tutti gli italiani, sia chiaro) non partano all’attacco perché qualche donna vuol far conoscere l’arte occidentale alle donne arabe che vivono in Italia e organizza visite guidate apposite. A Fabriano, cittadina dal magnifico centro storico nelle Marche centrali vicino agli Appennini, l’8 marzo l’associazione femminile fabrianese “Artemisia Gentileschi” condurrà un gruppo di donne arabe che vivono e risiedono nelle sale della Pinacoteca civica Molajoli, raccolta ben tenuta con affreschi, dipinti e sculture dal Romanico al Neoclassicismo (spiccano per bellezza le opere del ‘300 e ‘400) popolati da Madonne e sante, spesso con il capo coperto dal manto. Concorda e sostiene la visita guidata l’assessora alla cultura Ilaria Venanzoni, archeologa.
«Siamo un’associazione di sole donne che gestisce lo sportello anti-violenza a Fabriano collegato al centro anti-violenza di Ancona», spiega Cesira Carnevali. Non si occupano solo di contrastare la violenza di genere dando supporto e informazione alle donne e organizzando incontri nelle scuole e fuori per sensibilizzare su un tema urgente (e praticamente ignorato in campagna elettorale). Per l’8 marzo hanno proposto e ottenuto di tenere una visita guidata nel museo. «Il nostro progetto è
è stabilire un rapporto diretto con le donne straniere che vivono qui. Iniziamo con le arabe perché le conosciamo di più, abbiamo amiche. Poi proseguiremo con tutte le altre culture presenti nel nostro territorio».
La visita guidata nel giorno della festa della donna, puntualizza, è aperta a tutti. E l’idea di avere le donne arabe come ospiti principali? «Ci incontriamo nella nostra sede e facciamo un viaggio insieme nella città per far conoscere la nostra cultura e i nostri monumenti – prosegue Cesira Carnevali – Certo, anche molti italiani non lo conoscono ma ora ci occupiamo di loro. Facciamo un percorso guidato in pinacoteca sul tema della donna nell’arte e quindi sulla figura femminile nella Pinacoteca. Dopo faremo una festa nella nostra sede con scambi di cibi e letture. Dal Corano leggeremo passi significativi sulla figura femminile, poesie di Nizzar Qabbani (1923-1998, ndr), poeta ed editore siriano molto sensibile alle tematiche femminili, poetesse che porteranno le nostre amiche, scambieremo cibi il che non è secondario. È la prima tappa di un percorso di cui stabilire insieme modalità e cadenze». Il principio-base è lo scambio di conoscenze per sgretolare i muri dell’ignoranza. «Parleremo per esempio del velo. Quasi tutte le nostre amiche lo portano». In effetti, a essere precisi indossa il velo anche la Madonna in uno dei dipinti più importanti della Pinacoteca, la “Madonna del rosario” del 1613-17 di Orazio Gentileschi, padre della pittrice Artemisia nota non solo per la sua arte magistrale ma per avere affrontato un processo contro l’uomo che la stuprò. Dopo la visita in Pinacoteca l’associazione andrà con le donne arabe nel bel teatro fabrianese, nel Museo della carta e della filigrana (l’autore dell’articolo non ha nessuna parentela con i Miliani di Fabriano, ndr). «Non abbiamo un Museo Egizio da offrire loro», chiosa con ironia.
L’assessore alla cultura del Comune Ilaria Venanzoni, nella giunta 5 Stelle come tecnico indipendente, archeologa in forze presso la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, sostiene l’iniziativa con entusiasmo: «Sono sempre convinta che sia bene far conoscere la nostra identità storica a chi non la conosce per confrontarsi. Dobbiamo portare al museo persone che altrimenti non ci andrebbero. Quando parlo di “nostra identità” non uso il concetto leghista e penso a tutti. I musei non vanno tenuti aperti i musei solo per gli specialisti, non ha senso: vanno aperti soprattutto a chi ignora, non sa, non conosce». Il principio vale anche per molti abitanti da generazioni che non conoscono i musei del paese in cui vivono. «Infatti con una delibera di giunta diamo l’ingresso gratuito ai musei comunali a tutti residenti di Fabriano, italiani e non. E queste signore arabe sono residenti. È un punto di partenza».
«Dopo la Pinacoteca faremo incontri sui diritti, sulle violenze, sui maltrattamenti in famiglia, sull’accesso ai servizi come i consultori. Siamo più di 15, volontarie al 100%. Per una cittadina come Fabriano va abbastanza bene. Abbiamo tra noi anche giovani psicologhe ed educatrici», torna a parlare Cesira Carnevali. «In questo momento iniziative simili con gli stranieri sono importanti, se ne ascoltano troppe». Se ne ascoltano tante sugli stranieri e sui migranti, non si sentono reazioni collettive veementi sugli uomini che uccidono le donne e, a volte, anche i propri stessi figli e figlie. «Temo il rischio di assuefazione alle notizie – commenta la componente dell’associazione Artemisia Gentileschi – Un giorno sì uno no una donna viene uccisa dal compagno, dal fidanzato, da un familiare. Attenzione: il femminicida non è mai un malato di mente e non arriva mai all’omicidio per un raptus, lo programma. La violenza è quotidiana e su questi temi vogliamo coinvolgere con maniera più incisiva le donne straniere. Ma la violenza purtroppo è il fenomeno più democratico, riguarda tutti senza distinzioni».
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